Rischio sla sei volte maggiore nei giocatori
di calcio

A cura di Tiziana Vola

Il calcio non è causa della sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ma può essere un fattore di rischio, unito ad una predisposizione genetica ed a fattori ambientali, per l'insorgenza di questa malattia rara ma devastante.
Questo è quanto emerge da uno studio condotto dall'Università di Torino, dal quale risulta esserci infatti un rischio sei volte maggiore per i calciatori di ammalarsi di questa patologia.
"Nel nostro studio - ha spiegato Adriano Chiò, Responsabile del Centro Sla del Dipartimento diNeuroscienze dell'ateneo torinese - abbiamo esaminato i dati relativi a tutti i giocatori di serie A e serie B italiani, tra il 1970 e il 2006, per un totale di 7.325 giocatori fra i 18 e i 69 anni". In questo modo si è evidenziato che i casi di Sla in questo campione di studio sono stati otto, contro l'1,24 atteso, e con un'età media di comparsa della malattia a 43 anni.
"Un'età sicuramente più bassa - ha continuato Chiò - di quella in cui si manifesta la malattia, che in genere è a 65 anni e con manifestazioni tipiche della patologia in età adulta".
Un'altra caratteristica particolare, rilevata dallo studio, riguarda  il fatto che sei calciatori su otto sono
centrocampisti. Pare dunque esserci un sottogruppo di giocatori più a rischio di altri. Si tratta di persone che hanno una massa corporea più magra, così come i malati di Sla. Ma questa comunque è solo una delle ipotesi sulla genesi della malattia, che va approfondita.
I ricercatori torinesi hanno inoltre voluto verificare se vi fosse un legame tra l'attività sportiva in generale e la Sla. A tale scopo hanno esaminato atleti che praticano altre attività sportive. Ebbene da un analisi fatta tra i ciclisti professionisti italiani in un periodo che va dal  1945 al  2001, e i giocatori di basket di serie A1 e A2
dal 1980 al 2003, non è stato riscontrato alcun caso di Sla.
Da quello che dunque è emerso finora è che il rischio di questa malattia è maggiore nei calciatori, soprattutto quelli più giovani, e che hanno giocato a livello professionistico per più di cinque anni".