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Anno 6 - Numero 1 - 2006
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


Le lesioni muscolari nello sport
Mauro Casaleggio
Specialista in Terapia Fisica e Riabilitativa e in Medicina dello Sport, Responsabile Sanitario Genoa Cricket and Football Club

Nella pratica sportiva, il muscolo deve possedere qualità di forza, resistenza, prontezza, velocità ed estensibilità, acquisite con un allenamento specifico. Spesso le diverse caratteristiche sono basate su tre sistemi strettamente legati quali la struttura biomeccanica del muscolo (fibre di actina, di miosina e aponeurosi di rivestimento) che conferisce proprietà visco-elastiche e contrattili, l’attività metabolica e differenti tipi di fibre (tipo I, IIa e IIb) che condizionano la potenza, la durata e l’inerzia dell’attività muscolare e, infine, il sistema neuromuscolare che permette di regolare le attività volontarie, automatiche o riflesse intervenendo sul controllo posturale e gestionale proprio di ogni sport.
Nell’attività sportiva, sia essa amatoriale o professionistica, che sollecita al massimo i muscoli, è spesso frequente il rischio di lesione muscolare (figura 1 a,b); non a caso, questo tipo di trauma rappresenta, da solo, quasi un terzo di tutti i traumi sportivi. Con questa recensione si vuole fornire un quadro d’insieme delle lesioni muscolari che sono tra i più frequenti infortuni nell’attività sportiva e possono essere causati da contusioni, allungamenti o lacerazioni.

Fisiopatologia della lesione muscolare
La guarigione di un infortunio muscolare scheletrico, segue un processo costante, indipendente dal tipo di causa che l’ha provocato.
Sono state identificate tre fasi durante questo processo:
Fase distruttiva, caratterizzata dalla rottura e conseguente necrosi delle miofibrille, la formazione di un ematoma, ed una reazione infiammatoria.
Fase di riparazione, con fagocitosi del tessuto necrotico, la rigenerazione delle miofibrille e la concomitante produzione di una cicatrice fibrosa.
Fase di rimodellamento, periodo nel quale si ha la maturazione delle miofibrille rigenerate, la contrazione e la riorganizzazione della cicatrice, ed il ripristino della capacità funzionale del muscolo.
Le cause che provocano la lesione possono essere a loro volta distinte in traumatiche, da eccessiva funzione (overuse) e post-traumatiche.
Le lesioni di origine traumatica possono essere dirette (da contusione) o indirette (provocate da contrattura, stiramento o distrazione la quale a sua volta può essere di I, II o III grado a seconda della gravità).
Le affezioni da eccessiva o abnorme funzione possono essere provocate da mialgie da fatica e crampi muscolari, mentre, infine, le affezioni croniche post-traumatiche sono conseguenti a pseudocisti muscolari, a miosite ossificante, a fibrosite muscolare o a ernie muscolari.

 

Fig. 1 - Lesione muscolare a pochi giorni dall’infortunio (a) e successivamente al controllo dopo circa 7/10gg (b).

Fig. 2 - Ematoma Intramuscolare

Fig. 3 - Ematoma sottocutaneo

Fig. 4 - Contrattura muscolare

Fig. 5 - Immagine RMN
di stiramento muscolare di I Grado, adduttore SX

Tabella 1 - Esempi di localizzazione di lesioni acute indirette.


 
Lesioni muscolari acute dirette
Spesso queste lesioni sono considerate come condizioni patologiche di secondaria importanza, destinate a guarire in tempi brevi. Tuttavia dal punto di vista anatomo patologico, la lesione muscolare prodotta dai traumi contusivi non differisce sostanzialmente da una lesione muscolare dovuta ad altro meccanismo.

Contusione
Rappresenta l’effetto di un trauma esogeno acuto che agisce con un meccanismo lesionale diretto su gruppi muscolari a seguito di eventi casuali, quali le cadute al suolo, l’urto contro ostacoli e attrezzi, gli scontri e i contrasti tra gli atleti. Il trauma contusivo determina la lesione di un numero di fibre muscolari tanto maggiore, quanto più forte è il trauma e quanto più è contratto il muscolo al momento della contusione.

Gradi di gravità delle contusioni muscolari
Stupore muscolare: 
• non rilevanti lesioni delle fibre muscolari
• incapacità temporanea alla contrazione
Ecchimosi del muscolo:
• infiltrazione emorragica per lesione dei capillari
Ematoma muscolare (figure 2 e 3)
• interruzione di fibre muscolari
• emorragia intramuscolare
• cavità ripiena di coaguli ematici
Danno muscolare
• spappolamento e mortificazione dei tessuti;
• possibile shock traumatico
(anemizzazione)
                                                                   
I segni clinici tipici di queste lesioni sono costituiti dal dolore nella sede dell’impatto, dalla tumefazione locale seguita dopo qualche giorno da un’ecchimosi, da un ematoma diffuso o circoscritto e dalla limitazione funzionale.

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Trattamento
La terapia di scelta nella contusione semplice consiste nell’applicazione del protocollo R.I.C.E.: Rest (riposo), minimo indispensabile, più è precoce la mobilizzazione maggiore è la possibilità di recupero, Ice (ghiaccio), Compression (compressione) e Elevation (elevazione).
In caso sia presente ematoma muscolare, se necessario, si può procedere all’aspirazione della raccolta ematica nella massima asepsi (entro 24 h).
Inoltre, un ulteriore approccio consiste nella mobilizzazione precoce, nell’idrochinesiterapia e nella terapia medica (antiedemigeni, miorilassanti, antinfiammatori); la terapia fisica dovrebbe prevedere o l’ultrasuonoterapia, o la laserterapia, o la tecarterapia.

Lesioni muscolari acute indirette
Sono le più frequenti e possono essere causate da una contrazione troppo rapida del muscolo proveniente da una fase di completo rilasciamento, da un iper allungamento (ad esempio un calcio a vuoto) o da un sovraccarico di lavoro.
 
Cause predisponenti
Sotto il profilo del comportamento meccanico il muscolo può essere assimilato ad un materiale visco elastico con proprietà di deformazione e, per tale motivo, l’elasticità assume un ruolo di primo piano a causa delle sue variazioni nel determinismo delle lesioni, in quanto, l’elasticità diminuisce nella fase della contrazione, i muscoli ricchi di elementi connettivali (posturali e antigravitari) sono meno elastici e, infine, l’elasticità varia in funzione della lunghezza, della sezione e dell’orientamento delle fibre muscolari.
Altre cause predisponenti possono essere fattori intrinseci all’atleta, insufficiente preparazione atletica, affaticamento muscolare o non sufficiente riscaldamento prima della gara; altre cause dipendono da fattori esterni come condizioni ambientali sfavorevoli, terreni scivolosi (che possono favorire episodi di incoordinazione del movimento) o utilizzo di materiali inadatti. Nella tabella 1 vengono riportate alcune tipiche localizzazioni delle lesioni muscolari acute indirette in base al tipo di sport praticato.

Classificazione delle lesioni muscolari acute indirette
Contrattura
L’atleta che si procura una contrattura riesce raramente a terminare la gara, non vi è una vera e propria lesione muscolare, ma un’alterazione del tono di tutto il muscolo o parte di esso. Si manifesta con dolore muscolare, insorge quasi sempre a distanza dall’attività sportiva, con una latenza variabile,  il dolore è mal localizzato; la diagnosi prevede l’anamnesi, l’esame clinico ed
Eventualmente l’ETG. (figura 4).

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Trattamento
La terapia è rappresentata da ghiaccio e riposo durante la fase acuta, seguita da elettroterapia antalgica, o ultrasuonoterapia, o laserterapia, o  tecarterapia e da terapia medica con miorilassanti, antinfiammatori. Inoltre, è importante effettuare un attento monitoraggio della ripresa dell’attività sportiva che in genere avviene dopo 4/7 giorni.
 
Stiramento
L’elongazione provoca un dolore immediato e vivo, spesso impedisce il proseguimento dell’attività, non comporta necessariamente un’impotenza funzionale; l’atleta conserva un preciso ricordo anamnestico (criteri anamnestico e sintomatologico) e il fastidio tende ad aumentare progressivamente.
Poiché dal punto di vista anatomo patologico non sono presenti lacerazioni macroscopiche delle fibre, il disturbo può essere attribuito ad una alterazione funzionale delle miofibrille, ad un’alterazione della conduzione neuromuscolare, oppure a lesioni microscopiche a livello del sarcomero (figura 5).
È molto importante concludere subito la gara o l’allenamento, per evitare di procurarsi una distrazione muscolare. All’interno del muscolo si può apprezzare un ben definito cordone doloroso, e l’atleta, a differenza della contrattura, è in grado di individuare con precisione la zona dolorosa.
 
Trattamento
Il trattamento di elezione è rappresentato dal protocollo R.I.C.E., dalla terapia fisica (ultrasuoni, crioultrasuoni, elettroterapia antalgica, laserterapia, tecarterapia) e da terapia medica tradizionale (antinfiammatori, miorilassanti, eventuale gastroprotettore). Trascorse 24-48 ore dovrebbe essere eseguita una ecografia o RMN di controllo, per escludere la presenza di una lesione muscolare a cui dovrebbe seguire (in caso di negatività dell’ecografia) massoterapia, stretching e ripresa progressiva dell’attività sportiva. La prognosi è di circa 15/ 20 giorni (rientro in gara); tuttavia nonostante la ripresa dell’attività, che avviene dopo le 72 ore, il paziente sarà sotto controllo medico ed eseguirà fisioterapia come lo schema sopra descritto.

Fig. 6 - Stiramento: corrispondenza tra immagine Ecografica ed immagine RMN

Fig. 7 - Immagine comparativa di distrazione di I grado, tra ETG ed RMN

Fig. 8 - Immagine comparativa di distrazione di II grado, tra RMN ed ETG

Fig. 9 - Immagine ETG di distrazione di III grado

Fig. 10 - Evoluzione di trauma contusivo in miosite ossificante

Fig. 11 - Erniazione del muscolo retto femorale

Tabella 2 - Classificazione delle lesioni muscolari in base ai tempi di ripresa

 

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Distrazione
Le distrazioni si dividono in 1°, 2°, 3° grado in relazione all’entità della lesione muscolare:
primo grado: la lesione comprende la rottura del meno del 5% delle fibre muscolari (strappo muscolare). (figura 7)
secondo grado: c’è la rottura sia di fibre muscolari (almeno più del 5%) sia dei fascicoli muscolari. (figura 8)
terzo grado: rottura del muscolo totale o subtotale. L’ematoma è tanto maggiore quanto è maggiore il numero delle fibre muscolari  interrotte. (figura 9)
Le fibre muscolari hanno scarso potere di rigenerazione, la riparazione avviene con formazione di tessuto cicatriziale con proprietà elastiche ovviamente inferiori a quelle del normale tessuto muscolare. Dopo una distrazione, non potrà mai esserci una guarigione completa, nel senso del ritorno alla condizioni anatomiche del muscolo precedente all’infortunio. In seguito alla fibrosi cicatriziale le linee vettoriali di forza non seguono più la stessa direzione.
 
Trattamento
Distrazione di primo grado
Prevede l’applicazione del protocollo R.I.C.E., con riposo assoluto nelle prime 72/96h; se la lesione valutata ecograficamente non è molto estesa è possibile effettuare precocemente (dopo 4 giorni ) la terapia fisica (ultrasuoni, impacchi caldo umidi, tecarterapia, massoterapia perilesionale). La terapia medica prevede l’impiego di farmaci antinfiammatori, decontratturanti ed eventualmente gastroprotettori. La ripresa dell’attività sportiva agonistica può avvenire dopo 20/30 giorni, previo accurato monitoraggio dell’allenamento.

Distrazione di secondo grado
Applicazione del protocollo R.I.C.E. effettuato immediatamente con riposo assoluto per 7 giorni, necessari per favorire ed accelerare la produzione di tessuto riparativo; un’eccessiva immobilizzazione porterebbe ad una scarsa organizzazione strutturale delle fibre neo generate e ad una eccessiva formazione di tessuto cicatriziale. La terapia medica consiste nella somministrazione di farmaci antiedemigeni, decontratturanti, antinfiammatori a scopo antalgico, mentre la terapia fisica prevede ultrasuoni a bassa frequenza, laserterapia nonché linfodrenaggio manuale. Dopo 10 giorni viene consigliato il massaggio perilesionale e, dopo 14 giorni, il massaggio della regione interessata. La ripresa dell’attività sportiva agonistica avviene, in genere, dopo 30/40 giorni, previo accurato monitoraggio dell’allenamento.

Distrazione di terzo grado - rottura
Prevede sempre l’applicazione del protocollo R.I.C.E. effettuato immediatamente ma, nelle lesioni particolarmente importanti (rottura del ventre muscolare), può prevedere anche l’intervento chirurgico di mioraffia.
Dopo un adeguato periodo di riposo assoluto (10 giorni), può essere praticata la terapia secondo lo schema delle lesioni di secondo grado.
La ripresa dell’attività deve essere estremamente cauta: talvolta la voluminosa cicatrice può essere fonte del dolore per lungo tempo. Nonostante un corretto trattamento in letteratura è stato riscontrato un elevato rischio di recidive.
Lesioni muscolari da eccessiva funzione
Mialgie da fatica
Si rileva clinicamente con una sensazione sgradevole, più che veramente dolorosa, sensibile alla palpazione e scarsamente efficiente al momento dell’attività sportiva. Può insorgere a seguito di un esercizio unico che supera l’adattamento della struttura muscolare, oppure conseguentemente ad una serie di impegni fisici ripetuti, intervallati da un insufficiente tempo di recupero. Le condizioni predisponenti sono essenzialmente rappresentate da insufficiente allenamento o sovrallenamento, da strapazzi psicofisici, da uso scorretto di attrezzature e da condizioni climatiche sfavorevoli.

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Trattamento
Il trattamento di elezione consiste nel riposo assoluto per 24 ore, da terapia medica a base di farmaci miorilassanti ed antinfiammatori; inoltre può essere un valido aiuto alla risoluzione della lesione la terapia fisica effettuata con ultrasuonoterapia, o con tecarterapia, laser terapia, massoterapia decontratturante.
Crampo muscolare
Il crampo muscolare consiste in una contrattura dolorosa involontaria, localizzata preferibilmente nei muscoli del polpaccio e del quadricipite femorale e/o bicipite femorale in conseguenza di molteplici fattori quali i disturbi dell’irrorazione muscolare, il vasospasmo, l’eccessiva fatica, la riduzione dei sali per eccessiva sudorazione, le diete incongrue o altre cause patologiche endocrine, vascolari, etc.
Il crampo muscolare può manifestarsi prima della competizione, per abbondante sudorazione e caldo umido che aumentano l’escrezione di sali; durante la competizione per arteriopatie obliteranti e sforzi prolungati oppure per una scorretta esecuzione del gesto atletico per trauma pregresso, oppure, ancora, eccessiva disidratazione. Al termine della gara il crampo può manifestarsi a seconda della fatica muscolare espressa durante la competizione. Infine il crampo può essere notturno di natura benigna purchè si escludano alterazioni elettrolitiche, malattie neuromuscolari o sindromi compressive radicolari o a seguito di medicamenti, soprattutto in caso di impiego di diuretici per diminuire di peso che provocano un’alterazione degli elettroliti nel sangue (ipopotassiemia).
 
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Trattamento
Il trattamento prevede la posizione di detensione antalgica , lo stretching e la somministrazione di sali minerali.
  
Affezioni croniche post traumatiche
Cisti siero ematica

È la conseguenza di un ematoma trascurato e mal curato che non si riassorbe completamente e che viene incapsulato da parte di tessuto fibroso neoformato che la delimita dal tessuto muscolare circostante. Può essere superficiale o profonda. I segni clinici variano da una semplice fastidio al dolore per compressione delle strutture contigue.
Il trattamento viene effettuato con calore, ultrasuoni, impacchi con pomata a base di escina, ittiolo o arnica.
Il trattamento chirurgico viene riservato ai casi in cui la cisti muscolare limita il rendimento dell’atleta o quando una sintomatologia dolorosa risulta ribelle ad ogni terapia.
 
Miosite ossificante
Prerogativa di traumi contusivi muscolari complicati da lacerazione e/o cospicui ematomi adiacenti al piano osseo. (figura 10)
Fibrosi cicatriziale
È la più frequente complicazione di una lesione traumatica muscolare dovuta a insufficiente appuntamento dei monconi muscolari, a mobilizzazione troppo precoce  (ripresa del sanguinamento) oppure ad immobilizzazione prolungata con un’eccessiva formazione di tessuto fibroso.
 
Ernia muscolare
Protusione di un ventre muscolare attraverso una soluzione di continuo traumatica più spesso microtraumatica, della fascia muscolare. (figura 11)
A conclusione di questa review, nella tabella 2 viene riportata una classificazione delle lesioni muscolari in base ai tempi di ripresa dell’attività sportiva che emerge da una attenta analisi della letteratura medico-sportiva.
 
Considerazioni finali
L’esperienza riportata in questa review, evidenzia alcuni fattori fondamentali nel recupero dell’atleta, tra i quali emergono per importanza il rapporto medico-paziente, medico-staff dirigenziale e tecnico, atleta-staff dirigenziale e tecnico per gli aspetti gestionali, psicologici e di credibilità. Inoltre risultano evidenti, tra gli altri fattori, anche l’importanza di strutture adeguate al recupero quali campi di allenamento, piscine, palestre e la multidisciplinarietà del recupero rappresentato dal lavoro d’equipe (medico, fisioterapista, chiropratico, preparatore atletico).
Infine, non bisogna dimenticare gli ausili fisioterapici sempre in costante aggiornamento nelle metodiche riabilitative e il ruolo fondamentale dei rapporti con l’esterno (organi d’informazione). Ovviamente tutti questi fattori vanno costantemente sviluppati nell’assoluto rispetto delle normative antidoping.
 
Bibliografia
“Lesioni muscolari nello sport”, tesi di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione, AA 2004-2005, Dr. M. Casaleggio, Relatore Prof. G. Abruzzese, Università degli Studi di Genova

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