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Anno 9 - Numero 4 - 2009
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Studio descrittivo sull’abitudine alla pratica sportiva all’inizio della carriera scolastica

Massimiliano Noseda
Medico chirurgo, Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva, Ricercatore e docente presso la Facoltà di Scienze Mediche dell’Università degli Studi di Lugano (L.U.de.S ),
Professore ac presso il corso di laurea in scienze motorie dell’Università degli Studi dell’Insubria, Professore ac presso il corso di laurea in educazione motoria preventiva e adattata dell’Università degli Studi di Pavia

Introduzione
L’articolo si propone di descrivere l’abitudine alla pratica sportiva all’età di sei anni, ovvero in concomitanza dell’inizio della carriera scolastica, di 112 alunni iscritti alla classe prima elementare di una scuola milanese attraverso l’analisi dei dati derivati dalla compilazione di un questionario.
L’indagine è stata condotta mediante distribuzione di un questionario ai genitori di 112 bambini, di cui 60 maschi e 52 femmine, appartenenti a cinque prime elementari di una scuola del centro di Milano. I questionari sono stati compilati al domicilio da uno o entrambi i genitori in presenza dei propri figli e, quindi, raccolti in forma anonima al fine di tutelare la privacy ed invitare gli intervistati a rispondere sinceramente.
In tal modo, l’autore intende indagare i tipi di sport più praticati, la loro frequenza settimanale e le motivazioni che hanno indotto tale scelta.
Particolare attenzione viene posta alla rilevazione della pratica sportiva nel nucleo famigliare di provenienza e all’analisi dei principali fattori che possono incentivarne la pratica all’età di sei anni. In conclusione, viene considerato nel dettaglio il sottogruppo dei non praticanti sport al fine di indagare le principali cause e rimuoverle.

Gli sport praticati
L’81,4% dei bambini ha dichiarato di praticare attività sportiva in forma organizzata al di fuori dell’orario scolastico almeno una volta alla settimana. Di questi, il 62,8% ha iniziato a fare sport alla scuola materna, mentre il restante 37,2% in prima elementare. Tale percentuale di praticanti è notevolmente più elevata rispetto ad indagini simili condotte in epoche successive. Ciò è probabilmente imputabile al fatto che a questa età il bambino risulta particolarmente attratto dal gioco e molto spesso rivede nello sport un’attraente variante ludica. Altro fattore sicuramente incentivante risulta essere l’ampia disponibilità locale di strutture sportive in grado di organizzare corsi per bambini; infatti, il quartiere in cui risiede la scuola e in cui abita la maggioranza degli alunni è molto attrezzato da questo punto di vista ed offre la possibilità di praticare basket, calcio, nuoto, danza, arti marziali, pallavolo, tennis, atletica, ginnastica artistica e ritmica. Lo sport più frequentemente praticato in questa casistica risulta essere il nuoto con una prevalenza 40,2 %. Sicuramente, almeno in parte, tale risultato è imputabile alla convinzione sociale indotta dalla classe medica e dai mass-media secondo la quale il nuoto sarebbe uno sport completo ed in grado di favorire uno sviluppo armonico dell’individuo. Sebbene ciò sia sicuramente vero, tale convinzione porta spesso a non considerare i benefici associati agli altri sport che in relazione a specifiche problematiche di sviluppo del bambino potrebbero essere preferibili nel particolare caso. Al secondo posto si colloca invece il calcio con il 18,8 %. Tale sport ha registrato un lento ma costante calo nel corso degli ultimi anni. Come emerge, infatti, dai risultati di questo studio, i giovani atleti di oggi praticano nell’insieme attività sportive più varie rispetto al passato avendo la possibilità di scegliere tra una gamma più vasta di alternative. Al terzo posto troviamo a sorpresa le arti marziali (judo e karate) con il 14 %. Nella scelta di tale sport sicuramente alcuni personaggi dei cartoni animati televisivi, come “Kenshiro”, “I cavalieri dello zodiaco” e “Dragon Ball” tanto per citarne qualcuno, che pongono nella forza e nell’abilità fisica il valore del personaggio, riscuotono un affascinate richiamo emulatorio soprattutto sui maschi. I genitori, d’altro canto, non hanno remore nell’acconsentire che i propri figli pratichino tale attività sportiva ritenendo la difesa personale un investimento importante per il futuro che invece altri sport invece non offrono. Delle arti marziali, inoltre, risulta essere particolarmente apprezzato dai genitori il rigore comportamentale implicito nella disciplina. Seguono, infine, nell’ordine il basket con il 12,5%, la pallavolo con il 9% e la danza con l’8%. Da segnalare, invece, che solo l’1,7% dei bambini, ovvero 2 su 112, praticano tennis. Questo è verosimilmente dovuto alla difficoltà tecnica dell’esecuzione del gesto sportivo che richiede di coordinare velocemente gambe, braccia, occhio e palla, e, quindi, all’impossibilità di creare un gioco costruttivo, durevole e divertente all’età di sei anni.
Un caso particolare è costituito dallo sci: il 20,1% degli intervistati ha dichiarato di averlo sperimentato anche occasionalmente nel periodo invernale, quasi sempre in un contesto di gita famigliare. Sarebbe interessante rivalutare il presente campione a distanza di anni per studiare quanto alcuni fattori, come ad esempio il crescente impegno scolastico e la nascita di nuovi interessi, influiscano sul tipo di attività sportiva e sul tempo ad essa abitualmente dedicato. Alcune considerazioni riguardo al genere risultano consolidate nel tempo e nella cultura italiana: mentre, infatti, alcuni sport come il nuoto catalizzano l’interesse di maschi e femmine, per altri persiste una netta differenza; infatti, nel campione osservato, calcio e basket vengono praticati solo dai maschi, mentre la danza e la ginnastica ritmica solo dalle femmine.



La frequenza dell’attività sportiva
Per ciò che riguarda il numero di sport praticati, il 57,6% ha dichiarato di svolgerne abitualmente solo uno, il 35,9% due ed il 6,5% tre (Grafico 1).
Invece, relativamente alla frequenza settimanale dell’attività sportiva complessiva risulta essere di una volta per il 41,3%, di due volte per il 34,8%, di tre volte per il 19,6% e di quattro volte per il 4,3 (Grafico 2). Infine, la seduta di allenamento dura mediamente un’ora per il 76,7%, due per il 18,8% e tre per il 4,4% (Grafico 3).

Incentivazione della pratica sportiva
Chiedendo invece ai genitori per quale motivo il bambino pratica lo sport scelto, ben il 48,3%, ovvero circa la metà degli intervistati, ha dichiarato perché piace al proprio figlio. Tale dato induce interessanti considerazioni pedagogiche; infatti, poiché i sei anni corrispondono ad un periodo estremamente fertile di sviluppo di attività motorie progressivamente più complesse per ciò che riguarda equilibrio, coordinazione e rapidità di movimento, è bene sfruttare tale gradimento del bambino per proporgli diverse esperienze sportive al fine di fissare lo sport tra i comportamenti positivi da coltivare per tutta la vita.
Nel 11,6% dei casi lo sport scelto è stato proposto dai genitori. Significativo, invece, notare che solo nel 2% e nel 2,7% dei casi lo sport è stato scelto rispettivamente perché lo faceva un amico o perché lo ha consigliato il medico.
Probabilmente l’influenza degli amici nel­lo sport è sottostimata dai genitori perché non direttamente nota.
D’altro canto, quasi nulla risulta essere la spinta medica alla pratica dell’attività sportiva che interviene solo in casi francamente patologici. Purtroppo, quindi, ancora oggi il medico si occupa troppo spesso di curare e non di prevenire. Il canale incentivante medico potrebbe essere, tuttavia, meglio sfruttato in futuro in quanto, esercitando solitamente un energico stimolo sui genitori, può sfruttare indirettamente la suggestione di questi sul bambino.
Quest’ultimo all’età di sei anni risulta, infatti, spesso più sensibile a sperimentare esperienze proposte da persone note o a cui si sente legato affettivamente. A tal proposito, il 70% dei bambini intervistati ha dichiarato di svolgere attività sportiva in forma di gioco anche nel tempo trascorso coi genitori. Tale dato concorda brillantemente con la rilevazione che nel 68,7% dei casi almeno uno dei genitori intervistati pratica abitualmente attività sportiva.
Vi è, quindi, un’influenza positiva tra la pratica dell’attività sportiva in famiglia e l’abitudine del bambino a fare sport sia coi genitori, sia in altri contesti sociali. Chiedendo invece ai genitori per quali motivi è bene che il proprio figlio pratichi sport, il 74,1% riferisce perché migliora lo sviluppo fisico, il 61,6% perché fa bene alla salute, il 45% perché aiuta a socializzare ed il 42,8% per i valori morali che insegna.

Tempo libero ed attività svolte
Per quanto riguarda invece l’abitudine a svolgere attività motoria in senso lato nel tempo libero, il 67,9% riferisce di giocare abitualmente con coetanei in giardino o al parco. In questo contesto, il 58% va abitualmente in bicicletta, il 31,2% sui pattini o sullo skateboard, e il 28,6% gioca con la palla. Per quanto riguarda, invece, l’abitudine a svolgere attività sedentarie nel tempo libero, resiste il primato storico del guardare la televisione con il 54,1%.
Secondo i genitori, il 23,3% dei figli la guarda per trenta minuti, il 46,7% per un’ora, il 20% per due ore e il 10% per più di due ore.
Sebbene tali dati sembrerebbero sottostimati, è comunque innegabile il fascino inossidabile che la televisione esercita sui giovani spettatori da generazioni; pertanto, invece di condannare e demonizzare tale mezzo di comunicazione, spesso con luoghi comuni monotoni, datati e immotivati, sarebbe più produttivo selezionare i prodotti e utilizzarlo come strumento educativo, promovendo e sponsorizzando la produzione di programmi educativi legati all’incentivazione di sani stili di vita e della pratica sportiva. Vale, inoltre, la pena ricordare che ad oggi esiste un nutrito filone di cartoni animati specificamente ambientati in contesti sportivi che suscitano un grande interesse e richiamo indiretto sui bambini (Tabella 1).



Bambini sedentari
Interessante, infine, è fare qualche considerazione in merito al 18,6% dei bambini che non pratica sport. Per la quasi totalità dei casi, la pratica sportiva non è una buona abitudine famigliare. Tra le motivazioni della mancata pratica, la principale, rilevata nel 31,8% dei casi, sarebbe la mancanza di tempo dei genitori di portare il bambino al corso. Invece, per il 18,1% dei non praticanti vi è un problema economico alla base. In entrambi questi casi, comunque, un intervento dei servizi sociali locali potrebbe brillantemente risolvere il problema. Il 9,2% lamenta invece la mancanza di strutture: probabilmente, poiché obiettivamente la zona in cui risiede la scuola considerata è ben attrezzata, alcuni genitori hanno risposto in tal modo considerando la distanza relativa dal proprio domicilio. Solo nel 13,6%, invece, lo sport sembrerebbe non piacere al bambino. Interessante è, infine, osservare qualche risposta data dai genitori e classificata nel 27,3% della voce altro: in tre casi il bambino non praticherebbe sport perché è troppo stanco al termine delle attività didattiche svolte a scuola, mentre due casi vengono giustificati dai genitori con il fatto che la pratica sportiva farebbe male al proprio figlio in quanto il bambino sudando si ammalerebbe più frequentemente (Grafico 4).

Conclusioni

La conoscenza dei principali fattori promotori ed ostacolanti la pratica dell’attività sportiva risulta essere fondamentale non solo per mantenere tale buona abitudine di vita nel tempo ma anche per motivare i dissidenti verso lo sport e l’attività motoria.
In particolare, alcune variabili come la disponibilità di strutture sul territorio, i costi, le convinzioni e le abitudini dei genitori, la televisione e le preferenze del gruppo costituiscono alcuni tra gli elementi primari che è opportuno considerare e modulare sapientemente per conseguire tali obiettivi. ■

Bibliografia essenziale
Ganzit GP, Goitre B, Gribaudo CB, “Bambini in movimento”, Sport e Medicina, Edi-Ermes, anno 2005, numero 5.
Green D, Watts K, “Obesità infantile”, Sport e Medicina, Edi-Ermes, anno 2004, numero 6
Forthman L., Kocher S., “Giovani braccia che fanno sport”, Sport e Medicina, Edi-Ermes, anno 2004, numero 4.
Noseda M., “Promuovere la ricerca della salute: abitudini alimentari e motorie attuali nella popolazione italiana”, Sport e Medicina, Edi-Ermes, anno 2008, numero 4, pag. 16-25.
Noseda M., “Promuovere la salute nel nuovo millennio: documenti, eventi, progetti, indicatori e stili di vita“, MR Il giornale italiano di medicina riabilitativa, Minerva Medica, anno 2008, numero 1, pag. 1-15.

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