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Anno 10 - Numero 2 - 2010
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


Case Report: lussazione traumatica dell’anca in un calciatore professionista

Agostino Tucciarone, Luca Garro, Luca Godente IV Divisione Ortopedia
Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico Latina, Italy

Introduzione
La lussazione traumatica dell’anca è un’emergenza ortopedica che richiede una rapida diagnosi ed una altrettanto rapida quanto adeguata terapia. Spesso si tratta di una conseguenza di impatti ad alta energia, come gli incidenti stradali, con il ginocchio del paziente che, ad anca flessa, impatta contro il cruscotto dell’automobile; in letteratura sono descritti pochi casi di lussazione traumatica dell’anca dovuta a traumi sportivi. I dati della letteratura dicono che nel 92% dei casi si tratta di una lussazione posteriore, mentre nel restante 8% dei casi si parla di lussazione anteriore. L’arto inferiore affetto da lussazione posteriore traumatica dell’anca si presenta intraruotato, flesso, addotto ed accorciato rispetto al controlaterale.
Il meccanismo classico di infortunio in questi casi è dovuto ad un impatto del ginocchio a terra con anca flessa; questo meccanismo forza la testa del femore al di fuori della cavità acetabolare. Un intervento immediato (riduzione a cielo chiuso o in “open”) è richiesto ed è necessaria un attenta valutazione clinica al fine di escludere qualsiasi complicazione. Non c’è un consenso generale riguardo alla terapia (fisica o trattamento chirurgico) che fa seguito all’intervento immediato.
Il ritorno all’attività sportiva è descritto in letteratura solo dopo completo recupero della forza, mobilità ed agilità o quando l’imaging RMN mostra l’assenza di segni relativi a danno articolare in assenza di dolore durante l’esecuzione del movimento.

Storia del paziente
Il paziente in questione è un calciatore professionista di 26 anni; l’infortunio è avvenuto durante una partita mentre il paziente atterrava dopo aver effettuato un colpo di testa in elevazione. Il dolore avvertito dal paziente fu immediato e severo; l’esame clinico sul campo mostrò l’impossibilità del paziente a flettere o estendere l’anca; si dispose quindi il trasporto immediato del calciatore presso il locale pronto soccorso.

Esame clinico
L’esame clinico del paziente mostrò l’arto inferiore sinistro atteggiato in flessione, adduzione e rotazione interna con sensibile accorciamento dell’intero arto rispetto al contro laterale; il paziente inoltre riferiva un leggero decremento della sensibilità tattile con lieve difficoltà alla flesso-estensione della caviglia e del primo dito del piede il tutto dovuto ad una aprassia del nervo sciatico; al locale pronto soccorso le radiografie effettuate mo­strarono la presenza di una lussazione posteriore dell’anca. (Fig.1)


Terapia e risultati
Il paziente venne sedato per permettere così il rilasciamento della muscolatura; l’anca venne ridotta a 45° di flessione con successiva extrarotazione a completare la manovra. Il ROM venne testato per verificare la presenza di frammenti intrarticolari osteocartilaginei o se vi era interposizione di tessuti molli tra i capi articolari.

Le radiografie post-riduzione confermarono il successo della manovra di riduzione e l’assenza di fratture (Fig. 2).


Il paziente venne ricoverato in osservazione e per meglio controllare la sintomatologia venne somministrata una te­rapia medica antidolorifica associata ad una profilassi antitrombotica.
L’arto veniva posto in trazione transcheletrica con 7 Kg per 15 giorni. Lo stesso giorno venne effettuato un controllo TC che confermò i buoni risultati della riduzione e mostrò la presenza di una lieve condropatia della testa femorale (Fig. 3).

A 24 ore dal trauma la sintomatologia aprassica era scomparsa ed il paziente era in grado di muovere attivamente il piede. Il paziente venne dimesso con divieto di carico per 60 giorni e prescrizione di idrokinesiterapia.
Il controllo clinico a 30 giorni dal trauma mostrava un recupero graduale dell’articolarità dell’anca sinistra; il programma di potenziamento muscolare venne iniziato a 60 giorni dall’evento traumatico mentre proseguiva la riabilitazione in acqua.

Il carico parziale venne concesso dopo 2 mesi ed il carico totale al 4° mese.
Il pazientè tornò ad allenarsi a distanza di 5 mesi dall’infortunio previo controllo clinico ed RMN.

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