Ruolo dell’acido alfa-lipoico nelle neuropatie periferiche meccaniche di pertinenza ortopedica
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Sindromi da ipersollecitazione dell’arto superiore (sias)
N. Teisseire



XXIV Congresso Nazionale L.A.M.I.CA.
Dal Messico al Sudafrica:
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La parola al radiologo
Imaging ecografico delle complicanze delle lesioni muscolari da sport
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Efficacia e tollerabilità di aceclofenac
nel trattamento della gonartrosi sintomatica
U. Zoppi



Riduzione del consumo di FANS in pazienti trattati
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Anno 10 - Numero 1 - 2010
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


?Efficacia e tollerabilità di aceclofenac nel trattamento
della gonartrosi sintomatica

?Umberto Zoppi
Divisione di Ortopedia e Traumatologia, Ospedale Civile di Teramo

?Introduzione
L’osteoartrosi (OA) è una delle più comuni malattie che interessano l’apparato muscolo-scheletrico e presenta una prevalenza è destinata ad aumentare in parallelo con l’incremento dell’età media della popolazione generale.(1) Dati epidemiologici internazionali indicano che, nella popolazione mondiale over 65 anni, la prevalenza di OA sintomatica possa essere del 60% negli uomini e del 70 % nelle donne; in Italia, si stima che la prevalenza dell’OA sintomatica negli over 65 anni sia del 29.9% per la gonartrosi, un dato che deve fare riflettere sull’impatto di questa affezione sui costi sociali e sanitari.(1, 2)
Come è noto l’OA presenta una sintomatologia tipica, rappresentata da dolore, in­fiammazione, instabilità muscolare e articolare, compromissione del comparto articolare nel suo complesso: infatti l’OA non colpisce solo la cartilagine articolare, ma l’intera articolazione, compresi l’osso, i legamenti, la capsula, la membrana sinoviale e i muscoli satelliti.(2, 3) Classificata in base ai sintomi ed al danno strutturale radiografico dell’articolazione, può colpire diverse articolazioni tra cui il ginocchio e l’anca rappresentano le localizzazioni di maggiore riscontro clinico e più invalidanti, tanto che la gonartrosi è la principale causa di disabilità dell’anziano.(3) L’artrosi ha un’eziopatogenesi multifattoriale confermata da numerosi studi clinici che confermano come, tra le principali, si possano annoverare cause genetiche, in­fiammatorie, alterazioni metaboliche della cartilagine e del liquido sinoviale, compromissioni muscolari croniche, traumi.(3) Data la frequenza nella popolazione, è abbastanza intuibile che le modalità terapeutiche suggerite possano essere numerose e diverse; di conseguenza, allo scopo di fornire degli strumenti idonei per un approccio ottimale al trattamento dell’OA, società scientifiche internazionali, quali l’American College of Rheumatology (ACR) e l’European League Against Rheumatism (EULAR) propongono le linee guida comportamentali che vengono costantemente aggiornate in base alle nuovi acquisizioni in ambito patologico e terapeutico.(4) Tali raccomandazioni indicano che i FANS, che rappresentano la classe di farmaci di più ampio utilizzo nella gestione della sintomatologia artrosica, andrebbero utilizzati nei pazienti che non rispondono al paracetamolo, mentre in quelli ad elevato rischio gastro­intestinale, dovrebbero essere utilizzati i Coxib oppure FANS non selettivi ma associati a gastroprotettori di provata utilità. In sintesi l’antinfiammatorio ideale dovrebbe avere una buona efficacia sui sintomi ed una bassa evidenza di effetti collaterali.(2) Tale obiettivo è stato parzialmente raggiunto con i farmaci antinfiammatori cox2-inibitori di cui sono ben noti sia l’efficacia che gli effetti collaterali a livello gastrico e sistemico. In tale ambito si colloca anche aceclofenac che pur non essendo un Coxib puro, ne è stata dimostrata l’attività inibitoria prevalente sulle Cox-2 piuttosto che sulle Cox-1. Aceclofenac ha infatti dimostrato di avere effetto su un’ampia varietà di mediatori dell’infiammazione: inibisce la sintesi delle citochine infiammatorie come l’interleuchina-1β, il TNF, le PGE2; inoltre ne è stata dimostrata la capacità di inibire sia le Cox-1 che le Cox-2, con una evidente maggiore selettività per le Cox-2.(2) L’efficacia di aceclofenac e la sua tollerabilità e sicurezza è stata dimostrata in numerosi studi clinici che hanno testato il farmaco in quasi tutte le patologie di pertinenza muscolo-scheletrica.(2, 5-11)
Sulla base di queste premesse, allo scopo di valutare l’efficacia e la tollerabilità di aceclofenac, è stato realizzato uno studio in aperto su 30 pazienti affetti da dolore artrosico al ginocchio e limitazione funzionale.



Materiali e metodi
Lo studio clinico in aperto è stato condotto su 30 pazienti (20 maschi e 10 femmine) di età media 55 anni con dolore bilaterale acuto alle ginocchia e che presentavano una artrosi di grado I/II secondo Kellgren e Lawrence. I pazienti sono stati trattati con aceclofenac 100 mg 2 bustine al giorno per un periodo di 20 giorni. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con gravidanza accertata o presunta, anamnesi positiva per ipersensibilità ai FANS, con alterazioni delle funzionalità epatorenale ed ematopoietica, con ulcera peptica in atto o pregressa. I trattamenti precedenti con analgesici sono stati interrotti almeno due giorni prima dell'inizio dello studio. La valutazione del dolore a riposo e al movimento è stata effettuata utilizzando la scala VAS (100 mm), mentre la funzionalità articolare è stato valutata utilizzando l’indice di Lequesne. Per la tollerabilità è stato somministrato ai pazienti un questionario a 4 punti (0= pessima; 1 = scarsa; 2 = moderata; 3 = buona/ ottima). I parametri di efficacia e tollerabilità sono stati valutati al basale (T0), a 10 giorni (T10) e al finale (T20) in tutti i pazienti. Nella tabella 1 sono riportate le caratteristiche dei pazienti all'arruolamento (T0) e i valori basali di VAS e indice di Lequesne per ciascun gruppo.
All’inizio ed al termine del ciclo di terapia sono stati eseguiti in tutti i casi controlli di laboratorio, la ricerca del sangue occulto nelle feci e rilevati i valori di pressione arteriosa e di frequenza cardiaca. Ogni effetto collaterale insorto nel corso del trattamento è stato attentamente registrato precisandone l’intensità, l’evoluzione e la possibile correlazione con il farmaco.

Risultati
Tutti i pazienti ammessi allo studio hanno completato il ciclo di trattamento previsto di 20 giorni senza interruzioni dovuti ad intolleranza verso il farmaco utilizzato.
L’analisi dei dati raccolti ha permesso di rilevare che il trattamento ha prodotto ottimi risultati in termini di riduzione del dolore a riposo e la movimento. (Figure 1 e 2)
Dalla analisi dei punteggi VAS, rispetto al valore iniziale (T0) al termine dello studio (T20) la percentuale di riduzione del dolore a riposo è stata del 83,3%, mentre la riduzione percentuale del dolore al movimento è stata del 87,5% (p=0,001), risultati che dimostrano l’ottima efficacia di aceclofenac nel controllo sintomatologico del dolore.
In modo sovrapponibile a quanto registrato per i parametri relativi al dolore è stato osservato un progressivo miglioramento della funzionalità articolare espressa dalla riduzione a T10 e T20 del punteggio dell’indice di Lequesne: tale miglioramento funzionale è risultato essere rapido e significativo in quanto i pazienti già al controllo avevano migliorato la funzionalità articolare di oltre il 40% (Figura 3).
Infine, il presente studio evidenzia, a conferma dei risultati ottenuti nei numerosi studi clinici, una tollerabilità ottima o buo­na nella quasi totalità dei soggetti trattati senza eventi avversi di intensità tale da ri­chiedere l’interruzione del trattamento. I risultati della valutazione soggettiva del paziente della tollerabilità, riportati nella figura 4, confermano questo riscontro. Per quanto riguarda i valori medi degli esami di laboratorio eseguiti all'inizio ed al termine del trattamento non si evidenziano differenze significative rispetto al basale; anche la ricerca del sangue occulto nelle feci è sempre risultata negativa in tutti i pazienti.


Conclusioni
L’obiettivo del presente studio è stato di confermare le favorevoli proprietà di aceclofenac in termini di efficacia e tollerabilità nel trattamento del dolore artrosico e nel favorire il recupero della funzione articolare.
I risultati ottenuti, consentono di classificare aceclofenac tra i FANS caratterizzati da un ottimale rapporto efficacia-tollerabilità; infatti, la percentuale di successi è stata molto elevata con aceclofenac e tali valori ben si accordano con l’esperienza clinica riportata in altri studi clinici.
Queste caratteristiche si manifestano rapidamente come dimostrato dal precoce de­cremento della sintomatologia dolorosa e dal miglioramento dell’impotenza funzionale riscontrati già in occasione del primo controllo, ed ancora più evidenti al termine dello studio.
Il secondo aspetto rilevante è rappresentato dalle ottime caratteristiche di tollerabilità che è risultata buona/ottima inoltre l’85% dei pazienti trattati. Questo dato è confermato dalla constatazione che tutti i pazienti ammessi allo studio hanno concluso il previsto ciclo di trattamento.
In conclusione, anche se lo studio è stato condotto in forma aperta e su una casistica relativamente esigua, il trattamento con aceclofenac ha dimostrato di possedere appieno quelle caratteristiche di efficacia, tollerabilità e sicurezza d’impiego che sono indispensabili per il trattamento della gonartrosi sintomatica. ?


?Bibliografia
1. Cimmino MA et al., Reumatismo, 2004; 56(4): 253-261
2. Pareek A et al., Curr Med Res Op 2006; 22 (5):
977–988
3. Pisoni L et al., Artroscopia 2004; V (3): 176-188
4. Punzi L et al., Reumatismo, 2004; 56(3): 190-20
5. Dooley M et al., Drugs. 2001; 61: 1351-1378
6. Legrand E et al., Exp Op Pharmacother 2004;
5: 1347-1357
7. Diaz C et al., Eur J Rheumatol Inflamm 1996; 16: 17-22
8. Kornasoff D et al., Clin Rheumatol 1997; 16: 32-38
9. Perez Busquier M et al., Clin Rheumatol 1997; 16: 154-159
10. Torri G et al., Curr Ther Res 1994; 55: 576-583
11. Ward DE et al., Clin Rheumatol 1995; 14: 656-662

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