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di cinnoxicam per os sulla cartilagine articolare di pazienti
affetti da osteoartrosi a varia localizzazione

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Anno 7- Numero 1 - 2007
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Effetto della somministrazione di cinnoxicam per os sulla cartilagine articolare di pazienti affetti da osteoartrosi a varia localizzazione
Umberto Zoppi
Specialista in Ortopedia e Traumatologia, Giulianova, Teramo

Introduzione
L’impiego dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS) nel trattamento dell’osteoartrosi è ampiamente riconosciuto dalla comunità medica e scientifica internazionale, in quanto classe di farmaci in grado di ridurre l’infiammazione, alleviare il dolore e favorire il recupero della funzione articolare compromessa dalla patologia artrosica. Sebbene l’efficacia e la tollerabilità di questi farmaci sia stata oggetto di ampi e approfonditi studi, tuttavia il loro effetto sulla cartilagine articolare, in termini di condrolesività, è ancora controverso.
Gli effetti dei FANS sulla cartilagine può rappresentare un punto importante nella scelta terapeutica poiché alcuni studi hanno evidenziato da un lato che alcuni FANS hanno un effetto peggiorativo della condrolesione e, dall’altro che altri hanno un effetto almeno protettivo sulla cartilagine.
Entrambi questi effetti si concretizzano nella capacità o incapacità della molecola di interferire con il processo degenerativo cartilagineo, con la conseguenza pratica di modificare negativamente o positivamente il quadro clinico della malattia.
Significativo che questi effetti sulla cartilagine articolare siano stati osservati sia con i nuovi Cox-2 inibitori sia con i FANS tradizionali.
Alla luce delle nuove acquisizioni emerse sul profilo di efficacia e tollerabilità dei FANS tradizionali, abbiamo voluto condurre uno studio per valutare l’effetto di cinnoxicam sulla condrolesione in pazienti con artrosi a varia localizzazione.
Il cinnoxicam è un FANS di riconosciuta efficacia antinfiammatoria e analgesica, dotato di una buona tollerabilità; appartiene al gruppo dei derivati benzotiazinici ed è caratterizzato da una emivita farmacologia protratta oltre le 24 ore.
Lo studio ha avuto, quindi, lo scopo di determinare se il trattamento con cinnoxicam fosse in grado di modificare la severità della lesione cartilaginea e migliorare i sintomi dell’osteoartrosi a varia localizzazione, in confronto a diclofenac e ai farmaci condroprotettori glucosamina-solfato e condroitin-solfato.

Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto in aperto su 40 pazienti affetti da osteoartrosi al ginocchio, all’anca e alla spalla di grado II-III secondo Kellgren e Lawrence.
Le caratteristiche dei pazienti arruolati sono riportate in tabella 1.

I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi di trattamento:

gruppo C (n. 10 pazienti): trattati con cinnoxicam per os alla posologia di 30 mg/die per 60 giorni;
gruppo D (n. 10 pazienti): trattati con diclofenac retard per os alla posologia di 100 mg/die per 60 giorni
gruppo GS (n. 10 pazienti): trattati con glucosamina-solfato al dosaggio pieno di 1500 mg/die per 60 giorni;
gruppo CS (n. 10 pazienti): trattati con condroitin-solfato al dosaggio pieno di 1.000 mg/die per 60 giorni;

Come endpoint dello studio sono stati valutati i seguenti parametri con rilevazione al basale e al termine della terapia:

• Valutazione del sintomo dolore tramite scala VAS (100 mm)
• Effetto dei trattamenti sulla condrolesione valutato con punteggio SFA basato su parametri radiologici (Rx e RMN) (valutazione dello spessore articolare) e artroscopici (severità della condrolesione con Scala 0-100 mm: 0=assenza di condrolesione; 100=la più severa condrolesione possibile).
• Miglioramento della funzionalità articolare tramite indice WOMAC.
• Tollerabilità generale riferita dagli sperimentatori e dai pazienti tramite scala soggettiva a 5 punti (0= pessima; 1 = scarsa; 2 = moderata; 3 = buona; 4= ottima)

Le caratteristiche demografiche e basali dei pazienti erano simili in tutti e 4 i gruppi di trattamento.
La valutazione sintomatologica dell’osteoartrosi è stata condotta utilizzando la Scala Analogica Visiva per il dolore (VAS 0-100 mm) e l’indice algo-funzionale WOMAC (Western Ontario and McMaster University) con misurazione al basale ed ogni 15 giorni fino al termine dello studio (60 giorni).
Inoltre, al basale e al termine dello studio, tutti i pazienti sono stati sottoposti a radiografia tradizionale (RX) ed a risonanza magnetica nucleare (RMN). La RMN è stata utilizzata in quanto utile per la determinazione e delle lesioni cartilaginee, poiché permette di visualizzare la cartilagine in maniera non invasiva. Inoltre, al basale e al termine del trattamento, è stato eseguito un esame artroscopico per la valutare la gravità della condrolesione. Per la quantificazione dell’entità delle lesioni è stato utilizzato il punteggio SFA precedentemente descritto.

Risultati
Tutti i 40 pazienti arruolati hanno completato lo studio (60 giorni).
Nei pazienti trattati con cinnoxicam e diclofenac è stata osservata un buona risposta alla terapia antinfiammatoria con riduzione del dolore e miglioramento della funzionalità valutata con l’indice WOMAC.
In particolare, nel gruppo in trattamento con cinnoxicam (Gruppo C) è stata osservata una migliore risposta antalgica rispetto ai gruppi di confronto, sebbene la differenza tra i gruppi non sia risultata statisticamente significativa (Figura 1).

 

Entrando nel dettaglio dei parametri WOMAC analizzati è stato osservato un miglioramento della funzionalità e della rigidità articolare superiore nei pazienti in trattamento con cinnoxicam rispetto ai confronti. (Figura 2 e 3)

 

Il dato più significativo, che giustifica in parte la migliore efficacia di cinnoxicam, emerge dalla valutazione dello spessore articolare e della severità della condrolesione al termine dello studio.
Infatti, come si può osservare nella figura 4,

 

la riduzione dello spessore articolare, valutato con esame radiologico e RMN, è risultato significativamente inferiore nei pazienti trattati con cinnoxicam, glucosamina-solfato e condroitin-solfato rispetto a quanto osservato nel gruppo controllo, permettendo di affermare che, al pari dei pazienti trattati con i tipici farmaci condroprotettori, anche i pazienti in trattamento con cinnoxicam non hanno avuto un aumento del danno articolare, essendo stata riscontrata una minore riduzione dello spazio articolare (p<0,05).

Inoltre, l’esame artroscopico condotto per valutare la severità della condrolesione al termine del trattamento, ha mostrato un significativo miglioramento del punteggio relativo alle lesioni (scala 0-100) espresso dalla riduzione del punteggio rispetto al basale, nei pazienti in trattamento con cinnoxicam rispetto a quelli trattati con diclofenac. (figura 5).

 

Infine, in entrambi i gruppi in trattamento è stata osservata una buona tollerabilità generale, sebbene risultata più favorevole a cinnoxicam rispetto al farmaco di confronto.(Figura 6)


Conclusioni
Questo studio ha consentito agli Autori di approfondire la conoscenza del meccanismo di azione e di efficacia di cinnoxicam, un FANS tradizionale che ha dimostrato di avere un buon profilo di efficacia e tollerabilità.

I dati rilevati nel corso dello studio, utilizzando come metodiche di valutazione oltre la VAS e l’indice WOMAC, anche la Rx e la RMN, hanno dimostrato che cinnoxicam è in grado di ritardare la progressione della patologia artrosica per tutta la durata dello studio; inoltre, grazie all’esame artroscopico cinnoxicam ha dimostrato di indurre un significativo miglioramento del punteggio SFA relativo alle lesioni condrali, riscontro che non è stato osservato con diclofenac.

Sorprendentemente cinnoxicam, a differenza di diclofenac, ha dimostrato di svolgere un’azione protettiva sulla cartilagine articolare simile a quella svolta dai due farmaci condroprotettori, glucosamina e condroitin-solfato; infatti, cinnoxicam ha dimostrato di non peggiorare le lesioni cartilaginee consentendo di ottenere una minore riduzione dello spessore articolare.

In conclusione, si può affermare che cinnoxicam possa rappresentare una valida alternativa terapeutica a diclofenac nel trattamento dell’artrosi di grado da moderato a severo, dimostrando un buon profilo di efficacia e tollerabilità.

Bibliografia
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