Il Costo Energetico di alcune forme di Locomozione Umana
P.E. di Prampero


Autoinnesto di condrociti nella patologia traumatica
E. Abello, M.Guelfi, F. Priano

Lesioni osteocondrali del ginocchio trattate con microfratture in atleti: analisi dei risultati funzionali a medio termine in pazienti sportivi con e senza visco-supplementazione
L. Osti, R. Papalia, A. Dal Buono, N. Maffulli, V.Denaro

La parola al radiologo
Studio dinamico dell’apparato muscolo/scheletrico:
la risonanza magnetica in ortostatismo

G. Monetti, P. Minafra


Il trattamento artroscopico della Frattura-Avulsione
dell’Eminenza Intercondiloidea Anteriore mediante
utilizzo del sistema TIGHT-ROPE

M. Verga, A. San Martino

ABstract
XX Congresso Internazionale
di Riabilitazione Sportiva e Traumatologia

G.S. Roi

ABstract
L’uso dell’artroscopia nella chirurgia di revisione
della cuffia dei rotatori.

E. Abello, M. Borgni, M. Guelfi, F. Priano

I NOSTRI
INSERZIONISTI

Ceteco

Condrotide

Jonexa

Juventus

Hyalubrix

immobiliare
Stradivari

Ligatender

Merilin

Prosound

Syalox

Synvisc

Slender Shaper

TransAct









Anno 11 - Numero 2 - 2011
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


XX Congresso Internazionale di
Riabilitazione Sportiva e Traumatologia

Giulio Sergio Roi
Education & Research Department, Gruppo Medico Isokinetic, Bolognaù

Il 12 e 13 marzo scorsi si è tenuto a Bologna il XX Congresso Internazionale di riabilitazione sportiva e traumatologia, organizzato dal Gruppo Medico Isokinetic ed interamente dedicato alla salute del calciatore.
Il calcio, praticato nel mondo da oltre 260 milioni di giocatori, ovviamente vede un’incidenza di infortuni maggiore in partita. Nelle competizioni internazionali si hanno 2.7 infortuni per gara, vale a dire 79 infortuni per 1.000 ore di gioco. Nei Campionati Mondiali in Sudafrica 2010 si sono registrati mediamente 2.0 infortuni a partita, con un’incidenza di 61.1/1000 ore di gara e di 7.9/1000 ore di allenamento (Junge). La riduzione degli infortuni ha un impatto sociale ed economico notevole e quindi la proposta di FIFA (Fédération Internationale de Football Association) è di passare dal concetto di “Medicina per il calcio” a quello di “Calcio per la salute” (Dworak), intendendo il gioco del calcio come una pratica che porta benefici di tipo psicologico, fisiologico e sociologico (Mandelbaum), perfino in pazienti trapiantati d’organo solido (Totti V). Dunque, minimizzare il rischio d’infortuni, ma anche quello derivante da altre patologie, ad esempio dell’apparato cardiovascolare (Pelliccia, Zeppilli), diventa il compito principale di ogni operatore.
Inoltre, il programma di prevenzione 11+, è stato messo a punto, promosso e implementato da FIFA (Dworak; Bizzini) e, se utilizzato correttamente e continuativamente, ha dimostrato la sua efficacia nella riduzione degli infortuni (Bizzini), anche nel basket (Longo).
Evidenze dimostrano che l’allenamento sui campi sintetici di nuova generazione può comportare un minor rischio di infortunio (Salvucci), anche se su questo argomento saranno necessari studi prospettici più lunghi e su vaste popolazioni (Rando). Sempre in ottica preventiva, molta attenzione è stata data alla valutazione funzionale che fornisce importanti indicazioni sulla forma fisica e su eventuali rischi di infortunio. La forma fisica generale è ritenuta determinante, poiché l’affaticamento precoce può portare a un maggior numero di errori tecnici (Fiorenza), anche perché il metabolismo aerobico subisce sempre un notevole peggioramento in seguito a un infortunio che richiede un lungo stop anche per intervento chirurgico, co­me evidenziato dai dati relativi a numerosi casi clinici. La forma fisica generale è fondamentale, inoltre, per il recupero del calciatore affetto da lombalgia, di origine discale e trattata chirurgicamente (Tomaello).
è stata confermata la rilevanza delle valutazioni con dinamometro isocinetico (Altarriba; Linde), anche in modalità eccentrica (Brito; Olmo), considerate assolutamente necessarie per stabilire con precisione i deficit di forza, specie durante la riabilitazione.
Per quanto riguarda le terapie non sono state presentate grosse novità: le ricostruzioni del legamento crociato anteriore (LCA) effettuate da chirurghi esperti con le varie metodiche di autotrapianto (semitendinoso e gracile oppure tendine rotuleo) o trapianto da cadavere (allotrapianto) non danno particolari problemi e il ritorno in campo per lesioni non complicate è ottenuto mediamente in 3-4 mesi, a patto di effettuare una riabilitazione adeguata (Danelon), mentre senza riabilitazione i tempi si allungano notevolmente, possono comparire complicazioni e il recupero funzionale non può mai considerarsi completo, con maggior rischio di re-infortunio.
Nei casi di lesioni dell’LCA nei giovani con cartilagini di accrescimento articolari ancora presenti è oggi possibile intervenire anche precocemente con la chirurgia ricostruttiva (Angele; Margheritini), sebbene ogni caso debba essere attentamente valutato.
Per le lesioni cartilaginee, che in passato comportavano lunghi stop e spesso l’abbandono del calcio, ferma restando la necessità di prevenzione (Minola), sono a disposizione nuove tecniche chirurgiche che permettono ricostruzioni biologiche (Marcacci) dai risultati molto promettenti.
Quando la lesione cartilaginea non adeguatamente trattata procede, la soluzione si ha con la sostituzione protesica, che però costituisce una controindicazione alla pratica degli sport di contatto (Lelli) o comunque comporta la notevole diminuzione dell’intensità (Confalonieri).
Lesioni muscolo-tendinee possono oggi essere trattate con i derivati piastrinici (PRP) iniettati nella sede della lesione, che sembrano essere efficaci (Castellacci; Cugat) per favorire una corretta cicatrizzazione della lesione e probabilmente per accelerare i tempi di recupero, sebbene su quest’ultimo aspetto le esperienze siano certamente da approfondire.
Infine in riabilitazione, le novità riguardano la crioterapia generale, che prevede l’utilizzo di camere a temperatura compresa tra -120 e -160 °C, in cui il paziente viene posizionato per circa 2 minuti (Preobrazhenskiy), abbinate all’Enhanced External Counter Pulsation, che consiste in un ritmico aumento e diminuzione della pressione sugli arti inferiori avvolti da appositi manicotti, per circa 60 mi­nuti. Il trattamento con le onde d’urto si conferma utile nei casi di pubalgia (Frairia), mentre la laserterapia abbinata alla crioterapia (Lazzaroni) e la nuova laserterapia FP3, effettuata più volte al giorno (Benedini), sembrano di aiuto nel trattamento delle lesioni muscolari, dove però bisogna essere molto cauti, poiché l’utilizzo indiscriminato di alcune metodiche di terapia fisica (ad esempio, la diatermia) porta spesso a complicazioni non indifferenti (Vetro). ■

Tra parentesi e in grassetto il nome del primo autore dell’asbtract che ha trattato l’argomento citato, pubblicato nel volume elencato in bibliografia.

Bibliografia
Roi GS, Della Villa S. Health for the football player. Prevention, diagnosis, surgery and rehabilitation. Calzetti Mariucci Editore, Torgiano, 2011a


Il recupero sportivo di un calciatore professionista
con severa sofferenza ossea e cartilaginea del ginocchio

Di Filippo L.1, Tencone F.2, Adamo R.1, Polla B.1
1Studio FisioAnalysis, Alessandria;
2Gruppo Medico Isokinetic, Centro Medico di Eccellenza FIFA, Torino, Italia

Introduzione
In ambito sportivo le patologie della cartilagine articolare sono particolarmente frequenti e problematiche da risolvere, in particolar modo se si utilizzano metodiche riabilitative conservative. Tali patologie sono spesso causa di abbandono dell'attività sportiva (1, 2)

Caso clinico
Presentiamo il caso di un calciatore professionista (30 anni), affetto da condropatia di 3° grado e quindi sottoposto ad artroscopia con revisione del menisco laterale e microfratture sul condilo femorale laterale del gi­nocchio sinistro. Alla dimissione ha eseguito un ciclo di riabilitazione della durata di 6 settimane. A 2 mesi dall’intervento, con la ripresa dell’attività sportiva, per la presenza di dolore e gonfiore al ginocchio, effettuava allenamenti differenziati e gli sono state praticate 4 infiltrazioni endoarticolari con acido ialuronico e 1 infiltrazione con Platelet Riched Plasma. Non avendo ottenuto mi­glioramenti, è venuto alla nostra osservazione, presentando un severo dolore, gonfiore 3+ e grave impotenza funzionale del ginocchio sinistro. Era inoltre evidente un ipotonotrofismo della coscia. L’indagine con Risonanza Magnetica (RM) evidenziava un severo edema del condilo femorale e del piatto tibiale esterni. Veniva quindi deciso un programma riabilitativo conservativo, basato su:

1) assoluta sospensione dell’attività sportiva;
2) somministrazione intramuscolo di Difosfonati (Disodio clodronato 300 mg fiale intramuscolo, 1v/sett x 5 settimane); Calcio Cabonato 1 g + colecalciferolo 880 U.I. (1 bustina a giorni alterni per 3 settimane)
3) Terapia fisica con magnetoterapia (I-ONE, Igea, Italia) per 4 ore al giorno per 2 mesi.
4) Programma di fisioterapia in 5 fasi.
Prima fase (0-3 settimane): controllo del dolore e infiammazione con Diatermia Resistiva (20-25’ al giorno, 0.45 Hz, potenza 30%) su condilo e piatto tibiale esterni, associata a tecniche di decoaptazione capsulare; iniziale recupero della forza con esercizi a Catena Cinetica Aperta (CCA) (a 60°-40°-10° di ROM) in modalità isometrica e concentrica.
Secondo fase (4-6 settimane): esercizi di muscolazione in gravità rispettando le sensazioni dell’atleta. Introduzione e progressione di esercizi in Catena Cinetica Chiusa (CCC) ed esercitazioni in carico bipodalico, anche su piani instabili; counseling psicologico mirato ad ottenere motivazioni realistiche e fiduciose e stimolare la ripresa funzionale.
Terza fase (7-10 settimane): au­mento della forza con esercitazioni monopodaliche in CCC, pliometriche bipodaliche, balzi bipodalici, rispettando gli aspetti ritmici e coordinativi degli esercizi sport-specifici e non. Inizio della corsa alla nona settimana su tapis.
Quarta fase (11-12 settimana): esercitazioni pliometriche e propriocettive monopodaliche; aumento dei carichi su pressa e leg extension; aumento della corsa.
Quinta fase (13-16 settimana): rientro in campo suddiviso in 3 step: 1° step: ripresa della confidenza con i gesti atletici (correre, saltare, rotolarsi) e stimolo alla ripresa dei gesti fini con palla; rinforzo muscolare per arti superiori e inferiori e sedute di fisioterapia per il controllo della reattività e scarico muscolare. 2° step: inserimento del lavoro su sabbia associato a lavoro sul campo con esercizi di corsa a media intensità sul lavoro aerobico in linea usando gli intervallati. 3° step: inserimento dei cambi di direzione e sprint anche con l’utilizzo della palla ed iniziale inserimento a pieno regime nel gruppo.

Risultati
Dopo 16 settimane, è stato ottenuto un significativo miglioramento dell’articolarità in flessione da 100° a inizio terapia a 128° alla fine e in estensione da +5 a 0°; della forza isocinetica (0% di differenza tra arti in estensione ed in flessione) e della sintomatologia durante e dopo la corsa (VAS da 8 a inizio terapia a 2 alla dimissione). I segni infiammatori articolari e periarticolari erano scomparsi; l’RM di controllo dimostrava un miglioramento (non scomparsa) dell’edema della spongiosa subcondrale del condilo femorale esterno.

Conclusione
Il trattamento conservativo effettuato ha portato alla ripresa dell’attività agonistica in 16 settimane. Restano però residui algici compatibili con gli esiti della patologia articolare. Il paziente deve continuare a curare la forma fisica generale ed il trofismo della muscolatura degli arti inferiori. I monitoraggi clinici e strumentali sono fondamentali per controllare l’evoluzione della patologia artrosica nel tempo. ■

Bibliografia
1. De Carli A, Mossa L. Incidence and evolution of chondral lesions of the knee. In: Roi GS, Della Villa S, Frizziero A (Eds), Knee cartilage: strategies for treatment of sports patients from trauma to osteoarthritis. Calzetti Mariucci Editori, Torgiano, 2009: 10-11
2. Mithoefer K. Harvard Vanguard Orthopedics and Sport Medicine, Harvard Medical School. 2009
3. Tencone F. Treatment strategies for cartilage injury in the professional athletes: sport reconditioning on the field. In: Roi GS, Della Villa S, Frizziero A (Eds), Knee cartilage: strategies for treatment of sports patients from trauma to osteoarthritis. Calzetti Mariucci Editori, Torgiano, 2009: 52-53


Valutazione dell’efficacia di un training specifico
con elastici in giocatrici di futsal

Cristaudo I, Benvenuti C.1, Bianchedi D.2
1Università di Scienze Motorie del Foro Italico, Roma, Italia
2 Gruppo Medico Isokinetic, Centro Medico di Eccellenza FIFA, Roma, Italia

Introduzione
L’allenamento funzionale della forza è allo stesso tempo condizionale e preventivo. L'uso combinato di bande elastiche e di macchine può aumentare la forza massima(1). In letteratura è stato dimostrato come l’utilizzo di esercitazioni di tipo neuromuscolare e propriocettivo su atlete di calcio a 11 riduce sensibilmente l’incidenza del trauma al legamento crociato anteriore(2).
Inoltre, in uno studio su atlete praticanti futsal è stato messo in evidenza come questo tipo di esercitazioni mi­gliorino l’equilibrio posturale(3).
Durante la stagione agonistica, quando il volume di lavoro in sala pesi viene ridotto, l’utilizzo di resistenze variabili con elastici può innalzare il picco di forza ed il picco di potenza.
Nello stesso periodo può essere importante individuare strategie di allenamento che pur occupandosi di prevenzione ed incremento delle qualità fisiche diano risalto agli aspetti tecnici.
A tal scopo il presente studio si propone di valutare l’efficienza di un nuovo protocollo di allenamento con elastici (Big-Band) che prevede il continuo adattamento delle risposte individuali agli stimoli imposti da un’esecuzione tecnica collettiva.

Metodi
Hanno preso parte allo studio 8 atlete praticanti futsal (età 21±3 anni, peso 61±6 kg, statura 162±5 cm, BMI 23±1, massa grassa 24±6%). Prima e dopo uno specifico allenamento, le atlete hanno effettuato una batteria di test di valutazione funzionale comprendente: a) valutazione della capacità di mantenere l’equilibrio in appoggio monopodalico su una pedana basculante destra/ sinistra (Ly­bra, Easytech, Prato, Italia);
b) dinamometria isocinetica degli esten­sori e flessori del ginocchio a 90°/s (Doc Genu, Easytech, Prato, Italia). L’allenamento specifico per sette settimane è stato effettuato con il sistema ad elastici Big Band (Brevetto n. PI2010U000013, 2010 Cristaudo) che prevede l’ancoraggio dei due capi di ogni elastico in due punti: uno su di un anello centrale metallico comune a tutti i soggetti e l’altro in vita di ciascun partecipante. La disposizione degli atleti si presenta quindi a raggiera con un perno centrale libero. Le trazioni che ognuno esercita influenza gli altri.
Il protocollo prevede l’inserimento di gestualità tecniche con palla (trasmissione, ricezione, conduzione, drib­bling, 1:1, colpo di testa) al termine di spostamenti che provocano la trazione dell’elastico per la durata di 15s con una pausa di 30s. Nella maggior parte delle esercitazioni gli atleti che indossano le cinture e sono dunque ancorati al dispositivo ad elastici, si relazionano utilizzando l’elemento tecnico palla, fra loro e con altri soggetti esterni rispetto al sistema ad elastici e dunque non vincolati ad esso. Il lavoro totale all’interno della seduta di allenamento per ogni soggetto è di 20 min. suddiviso in 10’ a trazione posteriore, 5’ anteriore e 5’ laterale. Il protocollo viene proposto due volte a settimana. La squadra si trova in piena attività agonistica al termine del girone di andata. è stata eseguita l'analisi statistica con SPSS mettendo a confronto i dati PRE con i POST con un t-test a campioni appaiati.

Tabella 1 - Risultati medi (±DS) relativi ai test isocinetici effettuati prima (PRE) e dopo (POST) allenamento. ED: estensione ginocchio destra; ES: estensione sinistra; FD: flessione destra; FS: flessione sinistra. Il numero indica la velocità angolare che è espressa in °/s.

Tabella 2 - Risultati medi (±DS) relativi al test di equilibrio effettuato con appoggio bi podalico. Sin: sinistra; Dx: destra; Ext: esterno; Ri: rientro.



Tabella 3 - Risultati medi (±DS) relativi al test di equilibrio effettuato con appoggio mono podalico sull’arto di destra. Sin: sinistra; Dx: destra; Ext: esterno; Ri: rientro.



Tabella 4 - Risultati medi (±DS) relativi al test di equilibrio effettuato con appoggio mono podalico sull’arto di sinistra. Sin: sinistra; Dx: destra; Ext: esterno; Ri: rientro.

Risultati
I risultati del test isocinetico e del test sulla Libra sono riportati nelle tabelle 1 e 2-4 rispettivamente.

Discussione e conclusioni
I dati raccolti con i test alla macchina isocinetica, evidenziano differenze si­gni­ficative (P<0.05) a tutte le velocità (90°/s, 120°/s, 240°/s) per ciò che riguarda gli estensori sia dell’arto dominante che del contro laterale.
L’aumento relativo della forza per i muscoli flessori, è significativo soltanto per l’arto contro laterale (+18%).
Ciò potrebbe significare che questo tipo di esercitazione non lavorando solo sul gesto specifico permette un incremento della forza nell’arto solitamente meno utilizzato. Il dato sottolinea nel protocollo un maggior impiego degli elastici con trazione posteriore rispetto al corpo dell’atleta e dunque prevalentemente sul­la catena retta posteriore.
Discorso analogo può essere fatto in merito ai miglioramenti della capacità propriocettiva che evidenzia differenze significative per l’arto sinistro (area totale sinistra, area esterna sinistra e tempo esterno sinistro). ■

Bibliografia
1. Ghigiarelli JJ, Nagle EF, Gross FL, Robertson RJ, Irgang JJ, Myslinski T. The effects of a 7-week heavy elastic band and weight chain program on upper-body strength and upper-body power in a sample of division 1-AA football players. J Strength Cond Res 2009; 23: 756-64
2. Mandelbaum BR, Silvers HJ, Watanabe DS, Knarr JF, Thomas SD, Griffin LY, Kirkendall DT, Garrett W. Effectiveness of a neuromuscular and proprioceptive training program in preventing anterior cruciate ligament injuries female athletes: 2-years follow-up. Am J Sports Med 2005; 33: 1003-1010
3. Oliveira Baldaço F, Piccoli Cadó V, de Souza J, Bolli Mota C, Camargo Lemos J. Análise do treinamento proprioceptivo no equilíbrio de atletas de futsal feminino. Fisioter Mov Curitiba 2010; 23: 183-192


Infortuni muscolari nel calcio. Il monitoraggio clinico

Tencone F.
Gruppo Medico Isokinetic, Torino; Area Medica Juventus Football Club, Torino, Italia

Introduzione
L’anamnesi, l’esame clinico, gli esami di imaging e i test di valutazione rappresentano gli strumenti necessari per la diagnosi e il monitoraggio degli infortuni muscolari nel calcio. Questi indicatori permettono di ottenere la corretta localizzazione, estensione e gravità dell’infortunio muscolare, e conseguentemente la prognosi e le linee guida per il programma di riabilitazione. Tutte queste informazioni sono fondamentali nel calciatore per determinare i tempi di ritorno all’attività sportiva e prevenire il rischio di recidiva(1).

La diagnosi e la prognosi

L’anamnesi è fondamentale per permettere di orientarsi rispetto alla sede e alla gravità dell’infortunio muscolare. Le modalità di insorgenza del dolore sono piuttosto caratteristiche per ogni differente tipologia di lesione; il dolore può essere improvviso, a lenta insorgenza o tardivo e i sintomi possono permettere di completare la partita o l’allenamento oppure causano una interruzione immediata dell’attività sportiva. L’esame clinico deve prevedere l’ispezione, la palpazione e i test muscolari, sempre eseguiti bilateralmente. Gli esami strumentali abitualmente utilizzati per la diagnosi delle lesioni muscolari sono l’ecografia e meno frequentemente la risonanza magnetica, le cui differenti indicazioni sono attualmente in fase di discussione scientifica(2).

Il monitoraggio durante la riabilitazione e il ritorno allo sport
I sintomi e il progressivo recupero funzionale, la ripetizione degli esami strumentali e infine i test di valutazione della flessibilità, della forza muscolare e delle condizioni metaboliche generali rappresentano gli indicatori utili per il monitoraggio del recupero della lesione muscolare del calciatore e gli strumenti necessari per il ritorno sicuro all’attività agonistica, evitando l’insorgenza di recidive. ■

Bibliografia
1 Jarvinen TLN, Kaariainen M, Kalimo H, Jarvinen M. Muscle injuries: biology and treatment. Am J Sports Med 2005; 33: 745-764
2 Blankenbaker DG, Tuite MJ. Temporal changes of muscle injury. Semin Musculoskelet Radiol. 2010; 14: 176-193


Hyaluronate injection in the achilles tendonitis


Magrin P., Franzolini N., Di Benedetto P. - Rehabilitation Medicine Department, Institute of Physical Medicine and Rehabilitation, Udine, Italy

Introduction
In non-professional athletes, especially runners and football players, the Achilles tendon is a frequent site of foot and ankle discomfort.
Achilles acute paratendonitis or tendonitis, enthesopathy, and tendon chronic degeneration (tendinopathy) occur frequently and are difficult to treat. Experimental study in rats and rabbits suggests a promising curative effect and a promoted healing role on the tendon and paratenon of Hylan G-F 20 (1, 2, 3).

Methods
We evaluated 32 non professional athletes (25 males and 7 women; mean age 38±7; range 28-48 yrs); 10 football players, 15 runners, 7 basketball players) complaining of pain during sport activities by physical (tendon tenderness on palpation) and ultrasound examination (two orthogonal planes from the musculotendineous junction to the distal tendon insertion of the calcaneus in order to confirm the diagnosis of Achilles tendinopathy).
The treatment included an initial paratenon corticosteroid (methylprednisolon 20 mg) injection (T0), followed by hyaluronic acid (Hyalgan) injection after 3 weeks.
The patients were assessed at baseline (T0), after 3 weeks ( T1) and 3 months (T2): at T0 and T1 with Achilles tendon ultrasound imaging, at T0, T1 and T2 with VAS pain score.
During the first 3 weeks of observation, subjects followed this protocol: complete rest for 7 days and then 1 hour of training/day below pain threshold (running, stretching, cryo-therapy); in the weeks following gradual return to sport specific activities.

Results
At T0 VAS pain score was 5.5±1.3 (range: 3-8); tendon thickness was 10.2±2.3 mm (range: 8-16 mm).
Statistical analysis of VAS pain score showed a significant improvement both at T1 (P<0.05), and at T2 (P<0.05) assessments; moreover ultrasound imaging demonstrated a reduction of Achilles tendon thickness in 9 patients (< 2.8 mm).
Conclusion
Paratenon corticosteroid injection followed by hyaluronic acid injection may represent a possible therapeutic choice in non-professional athletes and football players with tendon pain and ultrasound alterations. ■

Bibliografia
1. Daftary A. Sonographic evaluation and ultrasound-guided therapy of the Achilles tendon. Ultrasound Q 2009; 25: 103-10
2. Tatari H. Effect of hylan G-F 20 in Achilles’ tendonitis: an experimental study in rats. Arch Phys Med Rehabil 2004; 85: 1470-4
3. Yamamoto E. Effect of beta-aminopropionitrile and hyaluronic acid on repair of collagenase-induced injury of the rabbit Achilles tendon.
J Comp Pathol 2002; 126: 161-70


Reduction of seasonal injuries by serial dxa body
composition measurements in high level football players

Causarano A.1,2, Catanese S.1, D’Urbano G.1, Martelli G.2
1 Siena Soccer Association, Siena
2 Performance Medical and Rehabilitation Center, Siena, Italy

Introduction
Dual Energy X-Ray Absorptiometry (DXA) is a common used technique to measure bone mineral density, but it allows also a body composition analysis, with a precise evaluation of body fat and lean body mass, parameters of relevant interest for top level athletes.
The aim of the present study was to analyze the pattern of muscular lesions and overuse pathologies in a high level football team during three consecutive agonistic seasons monitored by serial DXA measurements of individual body composition.

Methods
All AC Siena professional football players were evaluated by serial measurements of regional and total body fat and lean body mass during the 2007-2008, 2008-2009 and 2009-2010 agonistic seasons: these three consecutive championships were all performed in the “Serie A” top Italian Soccer League. In the first season 29 players were evaluated (Means: age 25.3±SD years; height 181.8±SD cm; weight 79.1±SD kg); subsequently, we tested 37 athletes in the second season (24.2±SD y; 181.6±SD cm; 78.5±SD kg) and 30 players in the last one (24.4±SD y; 179.8±SD cm; 76.3±SD kg). During each season, players were tested at the beginning and at the end of summer training periods; furthermore, they were evaluated every 45 days during the seasonal training, with pre-determined sessions scheduled as follows: the last week before end of year season-off, the first week of the new year and at the last week of the championship. In some cases, in relation to individual reduced performances, transitory overweight periods or injuries and diseases, fat and lean body mass parameters were detected every 15 days or less. All measurements were performed by a Lunar iDXA (Madison, WI, USA), using total body scan mode.

Results
During the three seasons, according to an individual use of DXA measurements to monitor all prevention and rehabilitation programs, we could detect a progressive reduction in the occurrence of muscular lesions (from 28 cases in the 2007-2008 to 12 in 2009-2010) and overuse pathologies (from 32 to 11).

Conclusions
These preliminary results show the importance of a continuous and precise evaluation of the body composition by DXA in high level soccer players during the agonistic season in order to maintain the best performance as long as possible.
Moreover, the possibility to perform regional evaluations allow us to increase the utilization of this device to try to obtain the best agonistic recovery of football players after injuries, diseases and other periods without training. ■


How to prevent tendon overload in modern football

Volpi P., Quaglia A., Maglione D. - Unit of Knee Surgery and Sports
Traumatology, Humanitas Clinical Institute, IRCCS, Milano, Italy

The tendon is the element of communication between the muscle and bone and has the task of transmitting the loads and regulating the stress that the muscle activities exercise on bone structure. From an anatomical point of view the tendons could have different shapes, they could be short, long, ribbon-like, cylindrical, plates, etc.
The myotendinous junction and the osteotendinous insertion are the most sensitive areas and also those with increased risk of trauma. The tendon has a poor vascularization, so the major blood supply comes from the muscle (myotendinous junction) and bone (osteotendinous insertion). This mechanism allows a good fit to ischemic stress and functional stress typical of many movement activities, but does not guarantee an appropriate metabolic turnover and especially decreases the chance to repair in case of injury. Biomechanical studies have demonstrated that a tendon can withstand stress load between 50 and 100 N/mm2 and a stretch without structural deformation up to 4% of its length. It is also true that there is not a balance between muscle strength that can be achieved with specific training and tendon strength, because muscle has a high adaptation to physical work-athletic unlike the tendon.
The etiopathogenesis is mostly due to an overload, in which repetitive micro-traumas have decisive action, especially in sports. Among the extrinsic factors involved there are the erroneous or excessive work loads, prevention policies are not observed as the heating or cooling down before and after training, materials (tools, land, footwear), the climate. Among the intrinsic factors, the morphotype of the subject, the individual biological and biochemical characters and age, in the meaning of tissue aging. In general, the incidence of traumatic tendinopathy in sports, in our experience, varies between 10 and 15%, but obviously depends on the type and level of sport.
It was noted in the literature, and in our experience, that many tendon ruptures (for example at the level of Achilles and patellar tendons) occur without signs or warning symptoms before injury.
Many studies have shown, however, several ultrasonographic evidence of abnormality of the tendons in asymptomatic sports patients.
For this reason, we consider very useful early diagnosis of tendinopathy by instrumental examinations such as ultrasound in sports.
In this way we can set custom protocols based on stretching and eccentric exercise to prevent more serious injuries or real tendon rupture. ■


Aspetti medico legali nel calcio professionistico

Bruno G.L.
Consulente, Augusta Assicurazioni, Torino, Italia

L’argomento viene esaminato in riferimento alle norme ed alle garanzie contrattuali della “polizza infortuni”, che garantisce la copertura assicurativa per le conseguenze delle lesioni subite a seguito di un evento traumatico.
Nel caso in cui l'analisi medico-legale confermi essersi trattato di un evento che rientra nella definizione contrattuale di “infortunio”, viene corrisposto un in­den­nizzo sia per il periodo durante il quale il giocatore non ha potuto svolgere l’attività sportiva del calcio (inabilità temporanea), sia per le conseguenze permanenti qualora la lesione iniziale sia guarita residuando degli obiettivabili esiti anatomo-funzionali (postumi permanenti). Di non trascurabile importanza i risvolti assicurativi in riferimento a lesioni che comportino invalidità tali da determinare un indennizzo totale del capitale assicurato, come “fine carriera”. Generalmente l’accertamento medico-legale viene svolto dopo la stabilizzazione della lesione iniziale, per cui inevitabilmente il giudizio finale si basa anche sulla documentazione e certificazione medica prodotta, condizione questa che può comportare delle non trascurabili problematiche etico-professionali. ■