Il ruolo fondamentale
della fase di riscaldamento nello sport

C. Giammattei,
E. Castellacci


Paralimpiadi 2008: quando lo sport è davvero per tutti
M. Noseda

La traumatologia
pediatrica

M. Paonessa


L’importanza della fase di riscaldamento nell’attività sportiva
A cura della redazione de
Il Medico Sportivo

Argomenti
in Medicina dello Sport

Training ed overtraining

G. Galanti, L. Stefani

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M. Noseda



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Anno 8 - Numero 4 - 2008
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Paralimpiadi 2008: quando lo sport è davvero per tutti

M. Noseda
Specialista in medicina fisica e riabilitazione, Specialista in igiene e medicina preventiva, Docente di “promozione della salute
ed educazione sanitaria” presso la Facoltà di Scienze delle Formazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca

Abstract
Dopo aver ripercorso le principali tappe storiche dello sport per soggetti disabili, l’articolo considera nel dettaglio la XIII Paralimpiade estiva di Pechino 2008 ed i risultati conseguiti dal team di atleti italiani che vi ha preso parte.

Un po’ di storia
Le Paralimpiadi, ovvero i Giochi olimpici per atleti con disabilità, nacquero a Roma nel 1960 quando il medico italiano Antonio Maglio, allora direttore del centro paraplegici dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), ebbe l’idea di importare in Italia una manifestazione per soggetti disabili nata in Inghilterra qualche anno prima e di associarla ai Giochi Olimpici estivi. Già dal 1948, infatti, si svolgevano in Gran Bretagna i “Giochi di Stoke Mandeville”, eventi sportivi annuali riservati a soggetti disabili in carrozzina che, dopo aver suscitato un grande interesse medico-scientifico in ambito internazionale, furono ribattezzati solo quattro anni più tardi “Primi giochi internazionali per disabili” considerato il grande interesse e la notevole affluenza di atleti provenienti da diversi paesi. Tali prime esperienze, che coniugavano sport e disabilità, trovano le loro radici nel lavoro del dottor Ludwing Guttmann, neurologo e neurochirurgo emigrato dalla Germania in Inghilterra, che sperimentò lo sport come supporto terapeutico integrativo ai progetti riabilitativi classici volti al recupero fisico, psichico e sociale dei soldati reduci dai conflitti bellici ed affetti prevalentemente da lesioni midollari. In tutto ciò egli fu vigorosamente supportato dal governo britannico, rendendo così possibile, il 1 febbraio del 1944, l’apertura di un’Unità Spinale con un ampio spazio di sport terapia presso l’Ospedale di Stoke Mandeville, situato a Aylesbury, una cittadina non distante da Londra.
Proposto dapprima come semplice forma ricreativa volta a ridurre gli stati depressivi e a stimolare motivazione e reinclusione sociale, lo sport fu ben presto utilizzato come nuovo strumento terapeutico in grado di allenare abilità fisiche come forza e resistenza oltre a qualità psichiche come attenzione, concentrazione, ideazione e strategia. Tiro con l’arco bocce e basket furono le prime discipline sperimentate a scopo terapeutico in questo contesto (Tab. 1).
Tali innovativi strumenti si rivelarono ben presto in grado di incrementare energicamente, e fin dalle prime sedute, la collaborazione attiva del soggetto disabile nel processo di recupero che avveniva in molti casi con un’efficacia superiore a quella delle sole metodiche riabilitative classiche grazie principalmente alla componente ludica e al clima distensivo che l’ambiente sportivo riesce a creare (Tab. 2).
In molti casi, i risultati sulla performance motoria ottenuti con la sport terapia erano, infatti, migliori rispetto a quelli rilevati con i trattamenti tradizionali consentendo così più rapidamente l’acquisizione di una buona padronanza e abilità non solo nella gestione della carrozzina ma anche in molte altre attività della vita quotidiana. Innegabili erano, inoltre, gli effetti benefici sul sistema cardio-respiratorio con conseguente miglior tolleranza alla fatica così come i vantaggi osservati sul controllo neuro-muscolare e sull’assetto metabolico generale (Tab. 3 e 4).
Grazie alla sua felice intuizione, in grado di migliorare in ultima analisi anche la partecipazione sociale e la qualità della vita, il Dr Ludwing Guttmann fu ribattezzato da Papa Giovanni XXIII “il De Coubertin dei disabili”.
Il successo di tale innovativa proposta terapeutica, sperimentata in principio all’interno di una struttura ospedaliera, non solo portò alla nascita dei primi impianti sportivi attrezzati per consentire la pratica sportiva ad atleti disabili ma spinse anche il dottor Guttman ad accettare la proposta di Antonio Maglio di disputare la nona edizione della manifestazione a Roma nel 1960 in occasione della XVII Olimpiade. A tale evento parteciparono circa 400 atleti con disabilità provenienti da 23 nazioni. L’interesse e l’entusiasmo per l’iniziativa consolidò il sodalizio anche per i successivi Giochi Olimpici tanto che nel 1976 in Svezia venne introdotta anche della versione invernale della manifestazione, sfasata di due anni rispetto a quella estiva (Tab. 5 e 6). Tale tradizione si consolidò ed arricchì nel tempo al punto che ancora oggi, dopo circa mezzo secolo, ogni edizione delle Olimpiadi prevede anche i Giochi Paralimpici disputati presso la stessa località e nei medesimi impianti opportunamente adattati. La crescita continua dell’interesse per tale evento può essere riassunta all’inizio del nuovo millennio nei dati di Sidney del 2000: alla XI edizione delle Paralimpiadi hanno partecipato circa 4000 atleti provenienti da 123 paesi. Ciò ha portato anche a rivedere il significato del prefisso “para-“ davanti al termine Olimpiade: se, infatti, in passato tale vocabolo era il diminutivo di “paraplegico” in quanto tali atleti furono i principali soggetti partecipanti alle prime manifestazioni dei giochi, oggi è stato preferito il significato di “parallelo” al fine di non utilizzare un termine discriminante, di aprire l’evento a svariati tipi di disabilità e di sottolineare la stretta relazione, non solo temporale ma anche di spirito ed ideali, con i Giochi Olimpici classici sia estivi che invernali.
Diverse furono le Federazioni sportive e gli Enti affiliati al CONI che dopo l’esperienza delle Paralimpiadi romane del 1960 sorsero in Italia a tutela dello sport per atleti disabili. Tra queste le principali furono la FISHa (Federazione Italiana Sport Handicappati), la FICS (Federazione Italiana Ciechi Sportivi) e la FSSI (Federazione Silenziosi D’Italia). Dalla loro fusione nacque nel 1990 la FISD (Federazione Italiana Sport Disabili), riorganizzata poi nel 2000 in tre grandi aree - promozionale, alto livello e paralimpica - con lo scopo da una parte di supportare le esigenze di preparazione agonistica nazionale ed internazionale - campionati italiani, mondiali e Paralimpiadi - e dall’altra ad incentivare la ricerca di nuovi atleti anche in collaborazione con scuole ed università. In occasione del 2003, anno europeo del disabile, con la legge istitutiva numero 189 del 15 luglio e il successivo decreto attuativo dell’8 aprile dell’anno successivo, la vecchia FISD venne definitivamente sostituita dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico), unico organismo oggi incaricato di sovrintendere questo settore con ampia autonomia in termini di vigilanza e coordinamento; infatti, mentre a livello nazionale tale ente collabora con il CONI per la realizzazione di manifestazioni ed eventi sportivi nazionali, regionali o provinciali, a livello internazionale il CIP aderisce al ICP (Comitato Paraolimpico Internazionale), corrispettivo del CIO (Comitato Italiano Olimpico) per gli atleti disabili, con un ruolo di organizzazione e sovraintendenza di manifestazioni internazionali ed in particolare delle Paralimpiadi. Tale riforma si propose di incentivare lo sport per soggetti disabili su ampia scala anche attraverso una più stretta collaborazione con centri riabilitativi e associazioni di volontariato in modo che ciascun individuo, indipendentemente dalle particolare disabilità, possa migliorare la propria partecipazione in ogni contesto sportivo. In tale ottica, lo sport costituisce non solo uno stimolo nuovo in grado di migliorare la performance individuale ma anche al tempo stesso un momento di incontro e crescita per l’intera società.
Il CIP conta oggi più di 600 società affiliate e oltre 13.000 tesserati comprensivi di differenti tipologie di menomazione: vi aderiscono, infatti, soggetti affetti da lesione midollare o cerebrale, da disagi psichici, amputati, ipovedenti, etc (Tab. 7 e 8). Il suo logo raffigura tre Tae-Geuk, di cui uno rosso, uno blu e uno verde, che simboleggiano rispettivamente mente, corpo e spirito. Per tale motivo “mind, body and spirit” è oggi il motto ufficiale del ICP.

 

Tabella 1 Abilità stimolate dalla specifica disciplina sportiva



Tabella 2 Le tre fasi della sport terapia


Tabella 3  Adattamenti dei diversi apparati conseguenti all’allenamento nel soggetto disabile


Tabella 4  Adattamenti del sistema aerobico conseguenti all’allenamento



Tabella 5 Calendario storico dei Giochi Paralimpici estivi




Lele, la mascotte delle Paralimpiadi di Pechino 2008
Si chiama Lele, e ha le sembianze di un toro, la mascotte dei Giochi Paralimpici di Pechino 2008. Tale personaggio prosegue la tradizione degli ultimi anni, iniziata dopo la Petra di Barcellona 1992 ed interrotta solo da Aster di Torino 2006, di avvalersi di soggetti animali per promuovere le Paralimpiadi. Sono stati, infatti, Blaze l’aquilotto per Atlanta 1996, Parabbit il coniglietto per Nagano 1998, Lizze la lucertola per Sidney 2000, Otto la lontra per Salt-Lake 2002 e Proteas il cavalluccio marino per Atene 2004, le ultime mascotte paralimpiche estive.

Pechino, una cittá per tutti
Se lo sbarco dei Giochi Olimpici a Pechino ha comportato profonde trasformazioni in termini di costruzione di nuovi impianti, ampliamento delle rete metropolitana ed implementazione di servizi turistici, l’approdo della Paralimpiade ha notevolmente contribuito a migliorare l’accessibilità della città con notevoli interventi su più fronti. A tal proposito, la municipalità di Pechino ha speso 67 milioni di yuan, ovvero circa 7 milioni di euro, per l’allestimento di passerelle e scivoli in 60 siti turistici, per la realizzazione di ben 1.541 km di percorsi per non vedenti e per rendere accessibili 123 stazioni della metropolitana. Molti ristoranti, poi, come la nota catena Quanjude, hanno approntato menu in brille mentre tutti i 235 supermercati cittadini hanno provveduto ad abbattere le barriere architettoniche preesistenti. Sono state, infine, costruite 23.641 rampe per consentire ai soggetti disabili in carrozzina l’attraversamento della strada, montate sugli autobus 2.853 pedane per agevolarne la salita ed istituiti 70 taxi speciali in grado di accogliere direttamente il soggetto paraplegico e la sua carrozzina senza bisogno di compiere alcun trasferimento. Questo a testimonianza del fatto che lo sport non è solo divertimento ma anche promozione di civiltà, innovazione e inclusione sociale.

Tabella 7 Organizzazione del CIP in Dipartimenti nel quadriennio 2004-2008


Tabella 8 Riorganizzazione del CIP in Dipartimenti per il quadriennio 2008-2012


Tabella 9 Le discipline paralimpiche di Pechino 2008


Le Paralimpiadi di Pechino 2008
Accesa il 28 agosto al Tempio del Cielo, uno dei luoghi più caratteristici e suggestivi di Pechino, la fiaccola Paralimpica è stata presa da Jin Jing, schermitrice disabile che a Parigi difese la torcia olimpica dai manifestanti per i diritti in Tibet. Passando, quindi, tra le mani di molti altri tedofori, il fuoco paralimpico è giunto al Bird’s Nest in data 6 settembre, giorno della cerimonia di apertura in cui Bin Hou, atleta di origine cinese e campione di salto in alto affetto da un amputazione dell’arto inferiore sinistro, l’ha utilizzata come da tradizione per accendere il braciere.

Ha così avuto inizio la XIII edizione dei Giochi Paralimpici estivi con una suggestiva cerimonia realizzata grazie a 5000 figuranti che hanno dato vita ad uno spettacolo di 3 ore in cui la natura è stato il tema dominante.

Un modo semplice, originale e proprio della cultura orientale volto a scoprire e a valorizzare la ricchezza insita nella biodiversità dell’intero pianeta. Il tutto per dare un caloroso benvenuto agli oltre 4.000 atleti giunti a Pechino, in rappresentanza di 148 paesi, per disputare le gare delle 20 discipline in programma. (Tab. 9). Tra tutte le rappresentative nazionali, la delegazione più numerosa è stata quella cinese con 547 atleti. A Francesca Porcellato, azzurra in gara per l’atletica in carrozzina, è toccato l’onore di portabandiera per l’Italia, presente in questa edizione delle Paralimpiadi con 84 sportivi e 6 atleti guida.

Tabella 10 Medagliere azzurro con discipline e specialità premiate delle Paralimpiadi di Pechino 2008




Quando il podio si tinge d’azzurro
Come nello sport agonistico ad alto livello in persone senza limitazioni delle attività o restrizione nella partecipazione, anche nell’ambito della pratica sportiva per soggetti disabili il numero di atleti di genere maschile è significativamente superiore. Solo, infatti, 27 su 84 erano donne. Considerando, invece, la tipologia di disabilità di cui erano affetti gli atleti azzurri partecipanti, il gruppo più numeroso è stato quello dei soggetti paraplegici con 35 unità, seguito da 14 amputati, 10 non vedenti, 7 tetraplegici, 5 esiti di lesioni neurologiche agli arti, 5 celebrolesi, 4 poliomielitici, 2 emiplegici, 1 lesione del plesso brachiale e 1 spina bifida. Per ciò che riguarda, infine, le singole discipline l’Italia ha preso parte solo a 12 tra le 20 previste con la seguente ripartizione di atleti: 14 per l’atletica, 13 per il tennis tavolo, 11 per il canottaggio, 10 per il nuoto, 9 per il ciclismo, 7 per l’arco e la scherma, 6 per il tennis, 5 per il tiro a segno, 4 per la vela, 3 per l’equitazione ed 1 per il judo. Da tutto ciò si evince anche la totale assenza di una nostra rappresentativa negli sport di squadra che dovrebbe, quindi, costituire una delle priorità nella programmazione, nella ricerca e nella formazione di atleti in patria nei prossimi anni.
Nei 12 giorni di gara, il team azzurro si è aggiudicato nel complesso 18 medaglie di cui 4 d’oro, 7 d’argento e 7 di bronzo (Tab. 10 e 11).
Un risultato che, pur confermando un trend in costante discesa da Atlanta 1992 per ciò che riguarda i piazzamenti azzurri da podio (Tab. 12), appare lodevole sia poichè supera il pronostico iniziale di 15 medaglie totali di Luca Pancalli, Presidente del Comitato Paralimpico Italiano, sia in quanto deve fare i conti con l’attesa esplosione cinese che si colloca prima nel medagliere generale con 211 successi, ovvero più del doppio rispetto alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti rispettivamente al secondo e al terzo posto con 102 e 99 medaglie complessive.

Oscar Pistorius:
un successo annunciato

Ma la vera stella di questa Paralimpiade è stato l’atleta sudafricano Oscar Pistorius che, vincendo i 100 metri in 11”17, i 200 in 21”67 e i 400 in 47”49, ha realizzato un tris di ori. Un ottimo risultato, quindi, dopo la delusione della mancata qualificazione per le Olimpiadi che aveva infranto il sogno del giovane nonostante il parere favorevole del Tas (Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna) che lo scorso 16 maggio gli riconferiva il diritto di partecipazione negatogli in precedenza. Nel luglio 2008, infatti, non era riuscito a superare il minimo previsto di 45”55 nei 400 metri nelle eliminatorie contro atleti non disabili e, solo per tale motivo, non era stato ammesso alle Olimpiadi di agosto. Inoltre, il suo tempo migliore di 46”25 secondi non era stato neppure sufficiente per accedere al ripescaggio della staffetta 4 x 400 in quanto altri quattro atleti sudafricani hanno ottenuto un tempo migliore del suo. Di certo ci riproverà a qualificarsi per le finali nei 400 metri sia per i Mondiali di Berlino 2009 sia per la prossima Olimpiade di Londra 2012 dato che come affermato più volte in diverse interviste, citando le parole di sua madre, “perdente non è chi arriva ultimo in una gara ma chi si siede e resta a guardare”.
Attualmente Pistorius detiene il record del mondo per atleti amputati per tutte e tre le distanze su cui corre: 10.91 sui 100, 21.58 sui 200 e 46.25 sui 400 metri. Di lui molti ricordano la splendida performance del 13 luglio 2007 dove ottenne il secondo posto gareggiando assieme ad atleti non disabili nello Stadio Olimpico di Roma per il Golden Gala. n

Bibliografia essenziale
Noseda M., “Promuovere la salute nel nuovo millennio: documenti, eventi, progetti, indicatori e stili di vita”, MR Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa; Minerva Medica; 2008, numero 1, pag 1-15.

Noseda M., “Dalla disabilità all’abilità: strumenti clinici e gestionali”, MR Giornale Italiano di Medicina Riabilitativa; Minerva Medica; 2008, numero 1, pag 16-30.
Noseda M., Raschi A., “La parola giusta al momento giusto…”, Primo dossier “Sport e Disabilità”, Numero monotematico di Riabilitazione Oggi, Editrice Speciale Riabilitazione, n 4 marzo 2008, pag 10-15.
Noseda M., Piccolo I. e Tondo R., “Dama per soggetti disabili: una partita ancora tutta da giocare!”, Primo dossier Sport e Disabilità, Numero monotematico di Riabilitazione Oggi, Editrice Speciale Riabilitazione, n 4 marzo 2008, pag 33-39.
Noseda M., “Nascita ed evoluzione dello sport per persone disabili”, Secondo dossier “Disabilità sport e movimento”, Numero monotematico di Riabilitazione Oggi, Editrice Speciale Riabilitazione n 8, ottobre 2008 pag 6-9.

www.beijing2008.it

www.comitatoparalimpico.it

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