Il ruolo fondamentale
della fase di riscaldamento nello sport

C. Giammattei,
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Paralimpiadi 2008: quando lo sport è davvero per tutti
M. Noseda

La traumatologia
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M. Paonessa

L’importanza della fase di riscaldamento nell’attività sportiva
A cura della redazione de
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Olimpiadi Pechino 2008: tutti i numeri della più importante manifestazione sportiva internazionale
M. Noseda



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Anno 8 - Numero 4 - 2008
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Olimpiadi Pechino 2008: tutti i numeri della più importante manifestazione sportiva internazionale

M. Noseda
Specialista in medicina fisica e riabilitazione, Specialista in igiene e medicina preventiva, Docente di “promozione della salute
ed educazione sanitaria” presso la Facoltà di Scienze delle Formazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca

Una data non casuale
Alle otto e otto minuti dell’8 agosto 2008, ha inizio a Pechino la XXIX edizione dei Giochi Olimpici estivi dell’era moderna, la terza disputata in Asia dopo Tokyo ‘64 e Seul ‘88. Una data non casuale in cui ricorre volutamente il numero otto che in Cina è tradizionalmente legato alla fortuna. La pienezza delle sue linee è, infatti, associata alla prosperità mentre la sua pronuncia – pà - ha una particolare assonanza con “fà” che significa soldi e ricchezza. Il suo segno grafico occidentale infine coincide, se posto in orizzontale, al simbolo matematico di infinito. Per tutti questi motivi, tale data è stata scelta non solo dalle autorità locali per inaugurare i Giochi Olimpici ma anche da molti cinesi per convolare a nozze in segno di buon auspicio: circa 16.400 sono stati, infatti, i matrimoni registrati quel giorno, ovvero un numero circa quattro volte superiore rispetto a quelli celebrati lo stesso giorno dell’anno precedente.

La cerimonia inaugurale
Sono circa 91.000 gli spettatori che hanno partecipato alla cerimonia inaugurale direttamente dal Niao Chao, lo Stadio Olimpico a “nido d’uccello” costruito per l’occasione a Pechino. In Italia la diretta televisiva è stata seguita da 5.439.000 persone, 7.720.000 in Germania e 4.951.000 in Francia.
Dopo il classico count, ha avuto inizio lo spettacolo, la cui ideazione da parte del regista Zhang Yimou e del coreografo Shen Wei ha richiesto oltre un anno di preparazione e la presenza di più di 14.000 artisti tra ballerini, figuranti e maschere. La suggestiva cerimonia inaugurale con coreografie di luci, colori e suoni orientali ha così ripercorso alcuni momenti chiave della storia della Cina come l’invenzione della polvere da sparo, della stampa e del compasso dando così il loro benvenuto in un Paese che, dopo secoli, ha finalmente scelto di aprire le sue porte al mondo intero. “Un mondo, un sogno…” è, infatti, lo slogan adottato per questa edizione dei Giochi.
Ha, poi, avuto luogo la classica sfilata degli oltre 11.000 atleti provenienti dai 204 Paesi in gara. Ciascuna delegazione nazionale era preceduta da un alfiere, ovvero un atleta scelto come portabandiera della propria nazione. La scherma è stato lo sport più rappresentato con 61 portabandiere, seguito dal nuoto con 19, dal judo con 17, dai pesi con 12 e dalla lotta con 10. Per tale ruolo nel team italiano, sfilato in posizione 190 con una rappresentanza di atleti, tecnici e dirigenti, è stato scelto Antonio Rossi, stella del canottaggio alla sua quinta esperienza olimpica che aveva ricevuto lo stendardo con il tricolore direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 7 luglio scorso.
Dopo un rapido saluto del presidente del Bocog (il comitato organizzativo locale) Liu Qi e del presidente del CIO (Comitato internazionale olimpico) Jacques Rogge, che ha esortato gli atleti a “rigettare il doping e la frode”, la bandiera con i cinque cerchi olimpici è stata issata accanto a quella cinese. Di seguito ha avuto luogo il giuramento di lealtà, di atleti e arbitri. Affidato, invece, a Li Ning, ex ginnasta cinese vincitore di tre ori, due argenti e un bronzo a Los Angeles nel 1984, il compito di accendere il braciere in un modo del tutto singolare. Ricevendo, infatti, la torcia dal settimo dei tedofori che hanno percorso la pista dello Stadio Olimpico, l’atleta si è liberato in cielo a circa 50 metri dal suolo, agganciato a due tiranti in acciaio visibile solo grazie alle telecamere ma non a occhio nudo in quanto lo stadio era ormai quasi totalmente al buio. Sempre così imbragato, Li Ning ha simulato in volo la corsa in uno slow motion mozzafiato mentre al suo fianco si srotolava una pergamena luminosa sulla quale scorrevano le immagini dei momenti più significativi del cammino della torcia olimpica attraverso i cinque continenti. Una carrellata di immagini dunque sul percorso del fuoco olimpico, accompagnato da musiche suggestive, che ha tenuto gli spettatori con il fiato sospeso fino all'approdo alla base di un braciere dalle sembianze di una maxi-torcia a cui Li Ning ha accostato la propria dando il via alla XXIX edizione delle Olimpiadi ed ad un indimenticabile spettacolo di fuochi d’artificio che ha colorato il cielo notturno di Pechino.

I simboli delle Olimpiadi
Due sono i simboli classici delle Olimpiadi: il fuoco e i cinque cerchi. Il primo costituisce l’emblema antico dei Giochi e deriva direttamente dall’antica Grecia dove gli atleti erano soliti gareggiare nella staffetta passandosi tra loro la torcia. Mutuato dal mito greco di Prometeo, il fuoco, rubato agli dei, rappresenta la ragione, la libertà e la creatività umana. Da qui alcuni tentativi, soprattutto a Londra, Parigi e San Francisco, di spegnere la fiaccola durante il suo tragitto nei cinque continenti come segno di protesta contro la Cina per il mancato rispetto dei diritti umani in Tibet.
Nell'era moderna la fiamma torna ufficialmente ad ardere in uno stadio olimpico nel 1928, quando un dipendente della compagnia elettrica di Amsterdam accese il primo fuoco nella cosiddetta Torre di Maratona. Nel 1936, per l'edizione dei Giochi di Berlino, rinasce l'idea di una grande staffetta, che per l'occasione si corse da Olimpia alla città tedesca attraverso 7 paesi per un totale di 3050 chilometri. Per 12 giorni e 13 notti furono coinvolti ben 3331 tedofori. Da allora il comitato organizzatore realizza una torcia dal design originale che viene poi utilizzata per consentire il viaggio della fiamma che è diventato così una tradizione fondamentale di ogni successiva edizione dei Giochi. Il nome dell’ultimo tedoforo, spesso un personaggio sportivo del paese ospitante, viene oggi tenuto segreto fino all’ultimo. Quest’ultimo condurrà il fuoco fino al braciere finale che rimarrà acceso per tutta la durata delle Olimpiadi. Per questa XXIX edizione, la fiaccola ha dato vita alla staffetta più lunga della storia dei Giochi Olimpici percorrendo circa 137.000 chilometri in 130 giorni e toccando 130 città. Infatti, accesa il 25 marzo 2008, secondo la tradizione ad Olimpia in Grecia con l'ausilio dei raggi del sole riflessi da uno specchio concavo dove la torcia viene collocata da una sacerdotessa, ha raggiunto per la prima volta Pechino il 31 dello stesso mese per poi farvi ritorno in occasione della cerimonia d’apertura. Di forma leggermente arcuata, la fiaccola realizzata per questa edizione dei Giochi presenta una porzione inferiore rossa e una parte superiore a sfondo bianco raffigurante le nuvole.
Nella tradizione cinese il rosso è simbolo di fortuna e buon auspicio, tanto da essere abbondantemente utilizzato anche nelle manifestazioni nuziali, mentre le nuvole rappresentano la comunione e la solidarietà tra i popoli.
I cinque cerchi olimpici costituiscono invece il simbolo ufficiale dei Giochi Olimpici moderni e sono stati proposti dal barone Pierre De Coubertin insieme al motto olimpico “l’importante non è vincere ma partecipare”. I cerchi rappresentano i cinque continenti e sono intrecciati tra loro a simboleggiare sia l'unione dei popoli attraverso lo spirito olimpico, sia l'incontro tra atleti provenienti da tutto il mondo in occasione dell’evento sportivo. Inizialmente i cerchi erano disposti in modo diverso da quello attuale, in una sequenza orizzontale similarmente agli anelli di una catena. Ufficialmente non è mai stato accoppiato ciascun cerchio a un continente ma per convenzione si soliti associare il blu all’Europa, il giallo all’Asia, il nero all’Africa, il verde all’Oceania e il rosso all’America.

Le mascotte delle Olimpiadi 2008
Sono cinque e tutti ispirati alla natura i personaggi creati per celebrare le Olimpiadi di Pechino 2008: Beibi il pesce, Jingjing il panda, Huanhuan la fiamma, Yingying l’antilope e Nini la rondine. Rappresentano rispettivamente il mare, la foresta, il fuoco, la terra e il cielo e i loro colori richiamano quelli dei cinque cerchi. Insieme simboleggiano amicizia, fortuna e pace. Inizialmente furono battezzati “Five Friendlies”, ovvero i cinque amichevoli, dalla trascrizione diretta in pinyig del nome cinese “Fuwa”. Tuttavia, tale proposta poteva essere male interpretata nel mondo anglosassone in quanto friend e lies potevano suggerire “bugie d’amico” o l’assonanza con friendsless poteva indurre l’idea di “senza amici”. Pertanto, nell’ottobre del 2006 il Bocog decise di adottare unicamente il nome cinese in modo da evitare equivoci. Da allora le cinque mascotte hanno definitivamente assunto il nome di Fuwa, ovvero di “bimbi della fortuna”. Il nome di ogni Fuwa è, inoltre, la ripetizione di una delle sillabe che compongono la frase “Beijing huanying ni”, che significa “Pechino ti dà il benvenuto”.

I luoghi
Sono stati 31 gli impianti che hanno ospitato le Olimpiadi 2008 nella sola città di Pechino: 12 strutture erano di nuova costruzione, 11 rinnovati in occasione dei Giochi e 8 gli allestimenti temporanei. Anche altre città, come Qingdao, Hong Kong, Tianjin, Shanghai, Shenyang e Qinhuangdao, hanno organizzato alcune gare come ad esempio quelle di equitazione e vela. Le nuove ed imponenti strutture, teatro di un’organizzazione impeccabile e di gare mozzafiato, sono state realizzate spesso con la consulenza e l’esperienza di architetti del mondo occidentale. È per esempio il caso del suggestivo Stadio Olimpico a nido d’uccello costruito su progetto degli architetti svizzeri Herzog e De Meuron. Tra i gioielli dell’architettura olimpica merita di essere ricordato sicuramente il National Acquatic Center, ribattezzato“Cubo d’acqua”, un gioiello di modernità e tecnologia che si erige su di una superficie di 79532 m2 e può ospitare circa 17.000 spettatori. Tutte le fastose strutture realizzate per questa edizione dei Giochi costituiscono un’importante eredità ed un solido investimento futuro per la Cina che, dopo aver fatto conoscere il suo potere politico ed economico, lancia al resto del mondo una sfida anche sul versante sportivo. Gli ingenti investimenti fatti in strade, trasporti pubblici e servizi hanno inoltre reso in pochi anni la città di Pechino più moderna, importando quel tocco funzionale metropolitano tipicamente occidentale. Ciò non è sfuggito non solo a visitatori e atleti ma neppure a Jacques Rogge, Presidente del CIO, che nella cerimonia di chiusura ha dichiarato che con questi Giochi “la Cina ha imparato qualcosa del mondo e il mondo dalla Cina”.

Il clima
Un clima torrido ha caratterizzato le 16 giornate dei Giochi Olimpici: temperature per 17-18 ore al giorno oltre i 30° con un’umidità sempre tra il 70 e il 98%. Spossatezza e sudorazione profusa hanno costituito una difficoltà non indifferente per gli atleti, soprattutto nelle competizioni disputate all’aria aperta e nelle ore centrali della giornata. Qualche disciplina ha avuto, poi, qualche problema supplementare: la foschia associata rendeva meno visibile il piattello nel tiro al volo mentre la bonaccia ha reso necessaria l’eliminazione di ogni peso superfluo per incrementare la velocità delle imbarcazioni nella vela. Qualcuno ha optato invece per strategie alternative improvvisate: ciclisti lussemburghesi, ad esempio, hanno gareggiato con giubbotti imbottiti di ghiaccio.
La pioggia, che sarebbe stata gradita a molti atleti, è stata tuttavia volutamente evitata la sera della cerimonia inaugurale quando 1104 razzi di idrogeno d’argento sono stati lanciati ininterrottamente per più di 7 ore da 21 differenti postazioni verso le nuvole determinando la caduta di 100 millilitri di acqua nelle località adiacenti a Pechino al fine di evitare che la pioggia, attesa dalle previsioni meteo per le 21.35, rovinasse lo spettacolo. Tale strategia, che consente di aggregare le piccole gocce d’acqua delle nuvole facendole diventare più grande fino a cadere, è utilizzata in Cina fin dagli inizi degli anni Novanta per alleviare la siccità, abbassare la temperatura e ridurre l’inquinamento, ma anche in altri paesi europei come la Spagna per prevenire la grandine e i danni conseguenti

L’Olimpiade in tv
Il grande interesse degli italiani per lo sport ed in particolare per questa edizione dei Giochi è stato confermato anche dall’elaborazione dei dati di audience. Nel complesso, la media di telespettatori che hanno assistito a questa Olimpiade è stata di 1.471.000 con uno share del 23,74%, dato che sale al 28,74% considerando solo gli eventi sportivi e non gli approfondimenti. L’evento in assoluto più visto è stato la cerimonia di apertura con 5.439.000 spettatori ed uno share del 49,31 %. Seguono la prova di ginnastica di Igor Cassina con 5.059.000, la partita di calcio Italia-Belgio con 4.993.000 e la finale dei pesi massimi di boxe tra Russo e Chakhkiev con 4.795.000.
La programmazione olimpica ha previsto un totale di 708 ore di spettacolo suddivise in 313,16 su Rai 2 in chiaro e altre 395,30 su Raisportpiù. A queste vanno aggiunte 130 ore di diretta radiofonica. Sul satellite, invece, l’ascolto medio è stato di 60.000 spettatori pari all’0,85% di share mentre il picco massimo è stato di 620.000 spettatori pari al uno share del 6,03%.

Gli atleti
Sono stati oltre 11.000 gli atleti giunti a Pechino per disputare questa Olimpiade e 302 le finali disputate nelle discipline previste. Tra di loro alcuni sono passati alla storia semplicemente per le loro caratteristiche anagrafiche o antropometriche: il più giovane è stato il nuotatore delle Seychelles Dwayne Benjamin Didon che ha compiuto 14 anni l’11 settembre 2008; la più giovane è stata la nuotatrice del Camerun Antoniette Guida Mouafo che ha compiuto 13 anni il 21 ottobre 2008; il più vecchio è stato il cavaliere giapponese Hiroshi Hoketsu con i suoi 67 anni; la più vecchia è stata l’amazzone giapponese di dressage Mieko Yagi con i suoi 58 anni; il più basso è stato il pugile ghanese Bastie Samir con i suoi 141 centimetri; la più bassa è stata la tuffatrice cinese Chen Ruolin con i suoi 136 centimetri; la più alta è stata la cestista russa Maria Stepanova con i suoi 202 centimetri; la più leggera è stata la tuffatrice cinese Wang Xin con i suoi 28 chilogrammi; la più pesante è stata la pesista ucraina Olha Korobka con i suoi 167 chilogrammi.
Gli azzurri in gara a Pechino sono stati 346 e tra di essi la Lombardia è stata la regione più rappresentata con 52 atleti.

I protagonisti
Sia in acqua che in terra, la velocità, con il volto di Michael Phelps e Usain Bolt, è stata la protagonista indiscussa di questa edizione dei Giochi.
Dei due, il primo, ventitreenne americano soprannominato “l’uomo squalo” o “il cannibale di Baltimora”, è alto 193 centimetri, pesa 91 chili, ha un’apertura alare, ovvero una distanza tra le punte delle dita medie con gli arti superiori in abduzione a 90°, di 201 centimetri e calza il 49. In questa Olimpiade ha conseguito ben 8 medaglie d’oro e battuto 7 record del mondo strappando così al nuotatore Mark Splitz il precedente primato del 1972 di 7 ori vinti dallo stesso atleta nella stessa Olimpiade.
Inoltre, da notare una curiosità: con tale risultato, se Michael Phelps avesse partecipato singolarmente all’Olimpiade, cioè non per conto degli Usa, si troverebbe da solo al decimo posto nel medagliere finale, ovvero subito dietro all’Italia che invece ha raggiunto tale obiettivo con un team di 346 atleti afferenti a diverse discipline. Considerando, inoltre, anche i successi delle precedenti edizioni Giochi, Phelps con i suoi 14 primi posti è l’atleta che in assoluto ha vinto più medaglie d’oro nella storia delle Olimpiadi. Oltre a ritentare i 100 farfalla, unica specialità in cui pur vincendo l’oro non ha battuto il precedente primato, futuri obiettivi potrebbero essere per lui i 50 e 100 stile libero, i 200 farfalla o i 100 e 200 dorso dato che odia la rana.
Usain Bolt, invece, ventiduenne giamaicano, soprannominato non a caso “lightning bolt” ovvero fulmine splendente, è alto 196 centimetri, pesa 86 chili e calza il 47. Il 16 agosto ha vinto i 100 metri piani realizzando un tempo record di 9,69 secondi che gli è valso il record del mondo per quella distanza e la medaglia d’oro.
Infatti, con un tempo di reazione di 0,165 secondi al blocco di partenza, ha percorso la distanza prevista in 41 passi e con una falcata sul rettilineo di arrivo di 2,65 metri. La velocità media oraria è stata di 37,151 km/h, pari a 10,32 m/s, e il distacco al traguardo dal secondo classificato di 2 metri, ovvero 20 centesimi. La seconda medaglia d’oro con record annesso è arrivata invece in data 20 agosto quando l’atleta ha percorso i 200 metri in 19,30 secondi e 79,8 passi, con un tempo di reazione di 0,182 secondi, una falcata sul rettilineo di arrivo 2,67 metri, una velocità massima di 43,900 hm/h nel tratto tra i 50 e gli 80 metri e una velocità media di 37,305, pari a 10,36 m/s. Con tale prestazione ha battuto il precedente record di Ben Johnson di 19,32 secondi.
Tuttavia, considerando che quest’ultimo aveva almeno tre elementi di vantaggio, ovvero correva ad un’altitudine di 315 metri rispetto a quella di 55 di Pechino, aveva il vento a favore di +0,4 rispetto allo svantaggio di -0,9 del giamaicano e poteva contare su un tempo di reazione migliore al blocco di partenza di 0,16 secondi, Johnson ha coperto la distanza in 19,16 secondi mentre Bolt in 19,12. Interessante ed in opposizione a qualsiasi teoria nutrizionista, la dichiarazione dell’atleta di aver mangiato solo pollo fritto, e più precisamente le famose Mc Nuggets di Mc Donald’s, prima di entrambe le gare. Ad ogni modo, si è così assicurato non solo il primato di essere l’unico atleta ad aver stabilito questi due record del mondo nella stessa Olimpiade, ma anche la tripletta con la vittoria nella staffetta 4x100. Terzo successo, infatti, comprensivo ancora una volta di oro e record del mondo, è quello che Bolt e i compagni Carter, Frater e Powell hanno conseguito nella staffetta 4x100. Sebbene la tripletta degli ori sia riuscita già in passato 9 volte e sempre agli Usa, questa è stata conseguita solo tre volte dallo stesso uomo, ovvero da Owens nel 1936, da Morrow nel 1956 e da Lewis nel 1984. Tuttavia, questa di Bolt è la prima volta che riesce in associazione anche a tre record del mondo. Per il futuro la sua sfida più ambiziosa potrebbe essere solo quella di strappare a Johnson anche il record per i 400 metri piani, specialità nella quale l’atleta giamaicano non si è ancora cimentato.

Le medaglie
Sono state 949 le medaglie complessivamente assegnate durante i Giochi di Pechino 2008. Tuttavia, solo 87 dei 204 paesi partecipanti sono riusciti a guadagnarne almeno una. Come da tradizione, gli Stati Uniti si sono aggiudicati il maggior numero di successi chiudendo l’Olimpiade con 110 presenze totali sul podio, ovvero con ben 8 piazzamenti in più rispetto ad Atene 2004. Invariato invece il numero di ori conquistati, cioè 36. Da segnalare, invece, il primato raggiunto dalla Cina che, con un bottino complessivo di 100 medaglie, non solo migliora la performance totale di ben 37 medaglie rispetto all’Olimpiade precedente ma strappa anche agli Stati Uniti il record in termini di posizionamento sul gradino più alto del podio: sono, infatti, ben 51 le medaglie d’oro conseguite, e quindi 15 in più rispetto agli Stati Uniti e 19 in più rispetto a quelle conseguite durante i Giochi di Atene 2004.
Ma, se la conferma dei brillanti risultati degli Stati Uniti era certa e l’esplosione della Cina era attesa, in termini di sorprese da podio la vera rivelazione è stata la Gran Bretagna che, con le sue 47 medaglie complessive di cui 19 d’oro, 13 d’argento e 15 di bronzo, si colloca al terzo posto nel medagliere generale. Sarebbe riduttivo associare tale successo al semplice fervore per il trasferimento della manifestazione tra 4 anni sulle rive del Tamigi. Tale risultato sembrerebbe avere invece radici ben più profonde. Dopo le delusioni raccolte durante le ultime edizioni dei Giochi, infatti, lo sport in Gran Bretagna è stato vigorosamente supportato dallo Stato e gestito in maniera aziendale portando così in breve tempo alla nascita di nuove strutture, all’incentivazione della pratica sportiva soprattutto tra i più giovani e alla ricerca tra questi di nuovi talenti.
Nono posto nel medagliere generale per l’Italia che con le sue 28 medaglie complessive di cui 8 ori, 10 argenti e 10 bronzi rispetta le previsioni del CONI Italia che ne aveva preventivate circa 25-27 ma consegue 4 successi in meno rispetto alla precedente edizione delle Olimpiadi. Confermato inoltre anche un lento trend in decremento nel medagliere generale come ormai avviane tradizionalmente da Atlanta 1996.
Non deluse le aspettative per la scherma Azzurra che consegue un bottino pari a quello delle Olimpiadi di Atene, ovvero di 7 medaglie, di cui 2 d’oro e 5 bronzi, e per il tiro al volo con 3 medaglie, di cui 1 oro e 2 argenti. Sorprese multiple da podio per gli sport da combattimento con 1 oro nel judo, 1 oro nella lotta, 1 argento nel taekwondo e soprattutto per la boxe e le sue 3 medaglie complessive, una per ciascun gradino del podio.
Grosse delusioni invece per tutti gli sport di squadra, dove l’Italia non consegue neppure una medaglia e gli Stati Uniti trionfano incontrastati con 9 successi, sfiorando il record russo di 10 che risale al 1980. Tale situazione ha determinato un risparmio economico non trascurabile per il CONI che con effettivi 40 medagliati a cui vanno aggiunti i bis di Tagliariol, Vezzali e Granbassi, elargirà in premi “solo” 3.250.000 euro contro i 7.175.000 distribuiti ad Atene dove vennero dati 99 premi più 3 bis. Attualmente, in Italia, il premio in denaro previsto per gli atleti da podio è di 140.000 euro per ogni oro conseguito, 75.000 per ogni argento e 50.000 per ogni bronzo. Nonostante su tali cifre sia da calcolare una trattenuta erariale del 50%, gli importi netti sono significativamente più alti rispetto a quelli previsti da altre nazioni. Ad esempio, in Francia sono stati previsti 50.000 euro per ogni oro mentre in Cina “solo” 35.000, di cui 25.000 di origine statale ed i restanti di provenienza regionale. Deludono anche i pesi, i tuffi, il tiro a segno, il badminton, il triathlon e il pentathlon. Particolarmente difficili da accettare, infine, i risultati per la ginnastica dove le prestazioni di Matteo Morandi, Andrea Coppolino e delle cinque ragazze dell’ artistica non raggiungono il podio e suscitano in patria non poche critiche per il giudizio espresso dalla giuria. Tirando le somme, l’Italia porta a casa da Pechino ben 13 medaglie di legno, cioè di amari quarti posti, ovvero 9 in più rispetto all’Olimpiade di Atene.
Nel conteggio delle medaglie conseguite nelle 28 occasioni di successo da podio, considerando singolarmente i partecipanti agli sport non individuali, gli atleti azzurri premiati sono stati complessivamente 43, di cui 29 uomini e 14 donne. Il record regionale è stato stabilito dal Veneto con 8 podi, seguito dai 6 della Campagna, dai 5 di Lombardia e Toscana, dai 4 di Lazio e Friuli, dai 3 delle Marche, dai 2 del Piemonte e dal singolo di Sicilia, Trentino, Emilia e Liguria. Considerando che 2 sono invece gli italiani attualmente residenti all’estero, vi sono 8 regioni che non hanno avuto alcun successo olimpico. Il record provinciale è stato invece stabilito dalla città di Napoli con 4 medaglie.
Da notare infine l’abbassamento progressivo dell’età media degli atleti azzurri da podio. Si passa, infatti, per gli ori dai 28,7 del 2004 a 26,5 di questa edizione e per i medaglisti in generale da 30,47 a 29,84. Quest’ultimo dato medio richiede, tuttavia, una corretta interpretazione: i 43 anni di Josefa Idem e i 38 di Alessandra Sensini, inclusi nel calcolo, riducono apparentemente l’osservabilità del fenomeno.
La lotta greco-romana
L’Italia vanta oggi ben 20 medaglie olimpiche nella lotta greco-romana. La prima è stata quella di Enrico Porro per la categoria 66 kg nell’Olimpiade di Londra del 1908 e l’ultima quella di Andrea Minguzzi per gli 84 kg a Pechino 2008. La lotta greco-romana, che si differenzia da quella a stile libero solo in quanto non consente prese al di sotto delle anche, lo sgambetto o l’uso attivo delle gambe durante le azioni, si svolge in uno spazio circolare del diametro di 7 metri. Viene disputata in 3 periodi e vince chi se ne aggiudica 2. Ogni periodo dura 2 minuti e si divide in 3 fasi: la prima dura 60 secondi e parte con i due lottatori in stazione eretta, la seconda inizia al primo minuto e prevede un lottatore piegato al centro del tappeto e l’altro all’attacco mente l’ultima comincia al 90° secondo e prevede l’inversione delle parti, ovvero il passaggio all’attacco di chi era in difesa e viceversa. Scopo della competizione è quello di mandare al tappeto l’avversario. Per ogni azione l’arbitro può attribuire fino a 5 punti. Vince, quindi, il lottatore che ha totalizzato il punteggio più alto. In caso di parità nel terzo periodo, il vincitore viene decretato in base al punteggio conquistato per l’azione più importante e, in ultima istanza, in riferimento all’ultimo punto conquistato.

La ginnastica ritmica
Nella ginnastica ritmica ed in altre discipline, come ad esempio i tuffi, la performance viene valutata da un’apposita giuria che stila così la classifica finale. Per ciascuno dei due esercizi proposti, i giudici assegnano fino a 10 punti per ognuno dei seguenti parametri: difficoltà, interpretazione artistica ed esecuzione. Il punteggio finale deriva dalla somma dei primi due, divisa per due, a cui si aggiunge il terzo. Alle Olimpiadi di Pechino 2008, il team italiano ha proposto un primo esercizio con 5 funicelle e un secondo esercizio con 3 cerchi e 2 clavette totalizzando un punteggio complessivo di 34.425 che è valso loro la quarta posizione dopo Bielorussia, Cina e Russia, le cui performance sono state valutate rispettivamente 34.900, 35.225 e 35.550 punti.

La cerimonia di chiusura
Come da tradizione, la cerimonia di chiusura è stata più breve ed informale rispetto a quella di apertura pur senza perdere la perfezione organizzativa e il fascino faraonico che hanno caratterizzato queste Olimpiadi. Dopo il classico count down partito dal 29, numero di questa edizione dei Giochi, uno spettacolo di fuochi d’artificio ha dato inizio alla serata e alla celebrazione dei protagonisti dell’evento: gli atleti. A tale scopo, 7000 artisti hanno dato vita a splendide coreografie in cui uno dei temi principali era il cerchio. Quest’ultimo, oltre ad essere un simbolo moderno delle Olimpiadi, è nella cultura cinese segno non solo di comunione e solidarietà ma anche di rinnovamento e armonia e, quindi, costituisce un tema particolarmente adatto per celebrare la piena riuscita dei Giochi di Pechino. Acrobati volanti alle prese con tamburi e ruote di luce hanno così preceduto l’ingresso dei portabandiera nazionali in fila indiana. Per l’Italia, l’onore di sventolare il tricolore è stato affidato al ventiseienne Clemente Russo, argento nei pesi massimi. Hanno, poi, fatto il loro ingresso nello stadio olimpico gli atleti in ordine sperso, ovvero senza i raggruppamenti nazionali che sono stati tipici della cerimonia di apertura. Ciò avviene tradizionalmente dai Giochi di Melbourne del 1956 quando un ragazzino australiano di origine cinese propose al CIO di rompere in chiusura le file in modo da sottolineare ulteriormente lo spirito unificante dello sport.
Di seguito ha avuto luogo la premiazione dell’ultima gara disputata che tradizionalmente consiste nella maratona maschile. Come tutti gli atleti di questa edizione dei Giochi, i vincitori sono stati premiati, oltre che con le classiche medaglie, con un mazzo di 9 rose rosse. Questo perché nella tradizione cinese mentre il rosso, come già ricordato, rappresenta la fortuna, il nove è augurio di successo per il futuro dato che tale numero simboleggia la ripetizione continua.
Non poteva, poi, mancare il ringraziamento ad una delegazione dei 75.000 volontari provenienti da 98 paesi che hanno reso possibile il concretizzarsi dell’evento. Successivamente, dopo l’alzabandiera e l’inno greco, il presidente del Bocog, Liu Qi, ha ringraziato gli atleti che hanno dato vita a questi 16 giorni di spettacolo che ci hanno regalato ben 38 record del mondo e 85 olimpici, rinnovando la gioia del popolo cinese per aver ospitato il mondo in una Olimpiade da lui definita “ecologica, tecnologica e della gente”. Sono giunti, quindi, anche i complimenti del presidente del CIO, Jacques Rogge, per una manifestazione definita “veramente eccezionale e organizzativamente impeccabile” e il suo invito agli atleti di portare in ogni regione del pianeta i valori e la sportività dimostrata in questa occasione. A lui, inoltre, il compito di dichiarare definitivamente chiusi i Giochi di questa XXIX edizione.
Lo spettacolo è continuato, poi, con il passaggio di testimone simbolico alla prossima sede dell’Olimpiade: Londra. Dopo l’alzabandiera e l’inno inglese, la bandiera con i cinque cerchi è passata, pertanto, dalle mani del sindaco di Pechino, Guo Jinlong, a quello di Londra, Boris Johnson, dopodiché su un tipico bus inglese a due piani con “destinazione Londra 2012” sono comparse le star anglosassoni Liona Lewis, Jimmy Page e David Beckham. Di seguito, altre coreografie suggestive come “Partenza da Pechino”, sequenza in alcuni atleti sulla scaletta dell’aereo di un ipotetico volo di rientro da Pechino srotolano la pergamena del ricordo ripercorrendo i momenti più avvincenti di questa Olimpiade grazie ad un maxi-schermo circolare posto sull’anello più alto dello stadio a nido d’uccello, e la “Torre della memoria”, realizzata grazie a una struttura di 23 metri sulla quale si sono esibiti 396 figuranti con la finalità di far ardere il fuoco olimpico nel ricordo di atleti e spettatori. Erano, quindi, le 21.23 locali del 24 agosto 2008 quando il fuoco del braciere olimpico si è spento lentamente. E, dopo altre coreografie tra le quali si è esibito anche il tenore spagnolo Placido Domingo, in una gioiosa atmosfera carnevalesca che non lascia malinconia per la fine dei Giochi ma che al contrario accende l’attesa per il futuro, le Olimpiadi ci danno l’appuntamento dal 27 luglio al 12 agosto 2012 a Londra per la loro XXX edizione, la terza inglese dopo quelle del 1908 e del 1948. n

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