Il ruolo fondamentale
della fase di riscaldamento nello sport

C. Giammattei,
E. Castellacci


Paralimpiadi 2008: quando lo sport è davvero per tutti
M. Noseda

La traumatologia
pediatrica

M. Paonessa

L’importanza della fase di riscaldamento nell’attività sportiva
A cura della redazione de
Il Medico Sportivo

Argomenti
in Medicina dello Sport

Training ed overtraining

G. Galanti, L. Stefani

La parola al radiologo
Ossicalcificazioni
intramuscolari circoscritte (OICPT) da traumi
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Olimpiadi Pechino 2008: tutti i numeri della più importante manifestazione sportiva internazionale
M. Noseda



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Anno 8 - Numero 4 - 2008
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

La traumatologia pediatrica

Dott. M.Paonessa,
Reparto di Ortopedia Pediatrica, Ospedale Infantile Regina Margherita (Torino)

Ogni campo della medicina presenta le sue specifiche difficoltà e peculiarità. A questo non si sottrae neanche la traumatologia pediatrica che, per la presenza delle cartilagini d’accrescimento, può creare numerose insidie durante il trattamento delle fratture in età evolutiva. La stessa diagnosi in alcuni casi può non essere così semplice e immediata per la mancanza di collaborazione da parte del paziente, per le caratteristiche cliniche con cui alcune fratture si possono presentare, per la difficoltà di evidenziare radiologicamente le lesioni ossee. Altrettanto insidioso è la predizione di eventuali difetti di crescita che si possono avere in seguito a danni a carico delle cartilagini di accrescimento. Alcune fratture sono appannaggio esclusivo dell’età evolutiva e pertanto possono passare misconosciute ad un medico poco avvezzo a trattare pazienti in età pediatrica. Nel tempo il trattamento delle fratture pediatriche è parzialmente cambiato. A metà degli anni 50 il dott. Walter Bount (1) scriveva “L’operazione, tuttavia, non è necessaria e, come tale, deve essere condannata. Comporta il pericolo di un’anestesia non necessaria, di un’inutile esposizione di estremità ossee… non vi è alcun motivo per eseguirla … un’osteomielite postoperatoria nell’arco di una vita è sufficiente a far guarire un chirurgo dall’avere un atteggiamento superficiale nei confronti di una riduzione a cielo aperto”. Quando Blount scriveva il suo trattato, gli interventi chirurgici comportavano ampie dissezioni, le sale operatorie e le coperture antibiotiche non erano sicuramente adeguate come ai nostri giorni.
Oggi, la tendenza verso la chirurgia è spinta dallo sviluppo di una migliore tecnologia, dall’uso di una fissazione minima e transitoria con conseguente rapida guarigione e basso costo sociale con ridotto tempo di ospedalizzazione. Bisogna, infatti, tenere presente il costo sociale che può avere un bambino immobilizzato in gesso non solo dal punto di vista del costo dell’ospedalizzazione ma anche della necessità, spesso, di due genitori di venire a meno ai loro compiti lavorativi per assistere il figlio anche a casa nel post-ricovero.
Tuttavia, l’indicazione chirurgica deve essere appropriata e non bisogna farsi trascinare dall’enfasi del trattamento operatorio senza considerare che la maggior parte delle fratture pediatriche possono, comunque, essere trattate incruentamente. Se in ambito chirurgico l’esperienza e l’abilità del chirurgo sono fondamentali, stesso discorso può essere fatto per il trattamento incruento dove la manualità e le corrette manovre di riduzione della frattura e di confezionamento del gesso risultano fondamentali per ottenere un buon risultato. Manualità e concetti che sono, oggi, poco sviluppati all’interno delle scuole di specialità, nelle quali il giovane medico si sente più affascinato dall’uso del bisturi ritenendo spesso il gesso e “le sue manovre” materia poco nobile e non degna di attenzione.
La conoscenza delle problematiche connesse al trauma, può aiutare lo specialista a trattare correttamente i piccoli pazienti o a indirizzarli, quando necessario, in un ambiente superspecialistico.
È proprio con lo spirito di aumentare la conoscenza di questo difficile e complesso aspetto della traumatologia che è nata con il Dott. A. Andreacchio, primario del reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, l’idea di organizzare un congresso che, con i temi trattati, possa aiutare i colleghi medici degli adulti, se a non trattare, almeno, a riconoscere e diagnosticare correttamente i traumi dell’età evolutiva. n

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