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Anno 7 - Numero 2 - 2007
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Una nuova opportunità terapeutica nella patologia da sovraccarico funzionale del ginocchio

Marco Guelfi,
Specialista in Ortopedia e Traumatologia, Genova

La patologia da sovraccarico funzionale del ginocchio, anche definita tendinite rotulea o ginocchio del saltatore (ovvero nella terminologia inglese “Jumper’s knee”), è una patologia altamente invalidante per gli atleti in quanto colpisce il tendine distale del quadricipite femoro-rotuleo interessando, quindi, l’apparato estensore del ginocchio, vale a dire rotula, tendine rotuleo e legamenti.
In particolare, questa affezione consiste in una infiammazione, per lo più provocata da traumi o microtraumi durante l’attività fisica, che interessa prevalentemente una piccola zona tendinea localizzata al polo inferiore della rotula ma che può colpire anche tutto il tendine rotuleo, le sue inserzioni prossimali e distali, con conseguente interessamento dei legamenti. Questa affezione è frequente in alcune discipline sportive come il salto in alto, il basket, la pallavolo; in pratica in tutte le discipline sportive dove si ha una costante applicazione della forza di trazione del quadricipite, con conseguente sovraccarico funzionale sulle inserzioni del tendine rotuleo e sul tendine stesso. Il dolore può insorgere, in ordine di frequenza, sull’inserzione prossimale dell’apice rotuleo, sul ventre tendineo o sull’inserzione distale del tendine alla tuberosità tibiale anteriore. Il dolore insorge molto lentamente, è presente nella fase di decelerazione, nei cambi di direzione e negli arresti improvvisi, e comunemente si può accompagnare a tumefazione in sede con limitazione funzionale, dolore alla digitopressione e, negli stati più avanzati, con la perdita di forza dei muscoli dell’intera catena cinetica dell’arto inferiore, cui segue uno squilibrio muscolare evidente.
Se sulle cause di insorgenza non vi sono dubbi, essendo una patologia tipica da attività sportiva, quindi coinvolgente gli atleti, siano essi professionisti che amatoriali. Molto dibattuta è invece la definizione di fattori di rischio predisponenti: attualmente le ipotesi più accreditate identificano, due gruppi di fattori di rischio: fattori intrinseci ed estrinseci. Ai primi sono riconducibili tutti fattori relativi al soggetto coinvolto: presenza di disfunzioni dell’apparato estensore, squilibri muscolari, dismetrie degli arti, tilt pelvico, eccetera. Ai secondi appartengono fattori legati alla disciplina sportiva stessa, come ad esempio i terreni di gioco, il tipo di calzature usate, errori nei carichi di lavoro e di allenamento, scarso tempo dedicato alla preparazione ed al defaticamento, eccetera. Indipendentemente dalle cause, questa tendinopatia ha origini sicuramente meccaniche, ricollegandosi ai microtraumi ripetuti ed alle ipersollecitazioni funzionali dovute all’eccesso di carico improvviso o ciclico esercitato sulla giunzione osteo-tendinea specifica.
Il trattamento consiste nel riposo funzionale dell’articolazione, nell’utilizzo di anti-infiammatori ed analgesici e, inizialmente, di crioterapia (ghiaccio).
Recenti evidenze cliniche suggeriscono che, oltre alla terapia tradizionale sopradescritta, sia importante mantenere un costante apporto di tutti quei micronutrienti che sono stati identificati come essenziali per prevenire e trattare i danni tendinei e legamentosi derivanti da una intensa attività sportiva e muscolare. I micronutrienti essenziali per il tendine e per i legamenti sono rappresentati dal metil-sulfonil-metano, uno dei principali donatori di solfati naturali organici indispensabili per l’omeostasi tendinea, dall’alfa-chetoglutarato di ornitina che blocca la fase catabolica indotta dalla lesione tendinea e antagonizza i processi flogistici, dalla lisina, un aminoacido essenziale necessario per la crescita e per la sintesi di alcuni proteine essenziali per il tendine, dalla glucosamina e dal condrotin solfato, glicosaminoglicani essenziali per la fase riparativa tendinea, dalla vitamina C che influenza il metabolismo del tessuto connettivo tendineo, dalla biotina che svolge un ruolo centrale nella formazione del coenzima A e dalla vitamina E la cui attività antiossidante aiuta a mantenere l'integrità del tendine. Questa vitamina è un potente antiossidante, fondamentale nella lotta ai radicali liberi e per i processi vitali e cellulari; protegge la vitamina A dalla scomposizione, la vitamina C e quelle del gruppo B dall'ossidazione e migliora la trasportabilità dell'ossigeno da parte dei globuli rossi.
Inoltre, studi su animali da esperimento hanno dimostrato che il deficit di vitamina E induce aumento di collagene insolubile per inefficace protezione verso la formazione di perossidi. Pertanto la vitamina E rallenterebbe il danno ossidativo attraverso protezione del collagene.
Allo scopo di verificare la capacità di questi micronutrienti di accelerare la fase riparativa tendinea-legamentosa, è stato condotto uno studio su 20 giovani atleti pallavolisti con patologia da sovraccarico funzionale del ginocchio di gravità lieve-moderata messi in trattamento con terapia antinfiammatoria o con terapia antinfiammatoria supplementata con Ligatender, integratore alimentare di metil-sulfonil-metano, ornitina-alfa-chetoglutarato, lisina, condroitin-solfato, glucosamina, vitamina C, vitamina E e biotina i cui componenti sono stati appositamente studiati e selezionati per via della loro spiccata attività sinergica che assicura il corretto apporto all’organismo così da integrare ed aumentare le difese naturali tendinee e legamentose.

Pazienti e metodi
Sono stati arruolati 20 atleti pallavolisti amatoriali di età 18-24 anni (media 21 a.), 15 maschi e 5 femmine che presentavano all’arruolamento una tendinite rotulea destra di grado lieve-moderato. La gravità della lesione tendineo-legamentosa è stata valutata tramite scala analogico visiva (VAS; 0-100 mm) e scala relativa al recupero della funzionalità a 3 punti. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi secondo il seguente schema di trattamento:

Gruppo A (10 pazienti):

Terapia antinfiammatoria con ibuprofene al dosaggio di 600 mg due volte al giorno per 60 giorni

Gruppo B (10 pazienti):
Terapia antinfiammatoria con ibuprofene al dosaggio di 600 mg due volte al giorno + Ligatender al dosaggio di 1 bustina da 3,5 g al giorno per 60 giorni.

Ai pazienti veniva data la possibilità di utilizzare paracetamolo al dosaggio massimo di 1000 mg al giorno (2 compresse da 500 mg/die) quale terapia antidolorifica supplementare. All’arruolamento e ad ogni controllo effettuato ogni 15 giorni, i pazienti venivano valutati tramite scala VAS (0-100 mm) e scala del recupero della funzione articolare a 3 punti (0=nullo; 1= parziale; 2=totale). Inoltre, al termine dello studio veniva riportata la percentuale di pazienti che aveva utilizzato paracetamolo quale antidolorifico suppletivo.

Risultati
Tutti i 20 pazienti arruolati hanno completato lo studio. L’analisi dei risultati ha consentito di evidenziare come i pazienti del gruppo B abbiano ottenuto una più rapida e significativa riduzione dell’intensità del dolore, con un recupero della funzione articolare che si è manifestato in maniera precoce, rispetto al gruppo A in trattamento con il solo ibuprofene (Figura 1 e 2).
Tale risultato ha consentito ai pazienti del gruppo B una ripresa dell’attività sportiva dopo appena 15 giorni dal termine dello studio contro i circa 25 del gruppo controllo (Figura 3) con un anticipo, quindi, di circa 10 giorni.
Inoltre, nel gruppo B la percentuale di pazienti che hanno utilizzato paracetamolo quale terapia antalgica suppletiva è risultato significativamente più basso rispetto al gruppo in trattamento con il solo ibuprofene(Figura 4). Tutti i pazienti di entrambi i gruppi non hanno riferito problemi di tollerabilità gastrica legati alle terapie assunte, dimostrando un buon profilo di tollerabilità dei due regimi di trattamento utilizzati.

Conclusioni
Entrambi i regimi di trattamento hanno dato buoni risultati in termini di efficacia e tollerabilità e di recupero funzionale. Tuttavia, i pazienti trattati con l’associazione ligatender-ibuprofene hanno ottenuto una efficacia antalgica superiore e, soprattutto, tempi di ripresa dell’attività sportiva più brevi rispetto ai pazienti trattati con il solo ibuprofene, a dimostrazione che Ligatender, associato alla tradizionale terapia antinfiammatoria, è in grado di migliorare sia la risposta sintomatologica al trattamento sia il recupero funzionale dell’articolazione.
In conclusione, Ligatender, somministrato insieme ad antinfiammatori non steroidei, dimostra di poter svolgere un ruolo importante quale coadiuvante nella patologia da sovraccarico funzionale del ginocchio di grado lieve-moderato, consentendo un più rapido recupero dell’attività sportiva rispetto alla terapia antinfiammatoria tradizionale.

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