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Risultati dello studio
EFOPS
(Erlangen Fitness
Osteoporosis Prevention Study)
condotto in donne
osteopeniche
postmenopausali


Efficacia e sicurezza
di meloxicam
nel trattamento
dell’osteoartrosi


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Anno 5 - Numero 4 - 2005
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


EFFICACIA E SICUREZZA DI MELOXICAM NEL TRATTAMENTO DELL’OSTEOARTROSI
REVISIONE DELLA LETTERATURA A CURA DELLA REDAZIONE

L’artrosi è senza dubbio una patologia reumatologica di notevole importanza sul piano socio-sanitario per la frequenza e l’incidenza in età lavorativa.
Viene considerata attualmente come la più diffusa e la più comune tra le malattie reumatiche ed è una patologia fortemente correlata con l’età avanzata, tanto che la sua frequenza aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età; in genere, quasi tutte le persone ne sono colpite oltre i 65-70 anni.
L’artrosi è il risultato di eventi meccanici e biologici che determinano la perdita del normale accoppiamento tra degradazione e neosintesi della cartilagine articolare, della matrice extracellulare e dell’osso subcondrale. È caratterizzata, quindi, da un processo degenerativo che coinvolge tutti i componenti delle articolazioni diartroidali.
Sebbene l’artrosi, di per sè, non sia una malattia che presenta rischi di mortalità per chi ne è affetto, tuttavia è molto invalidante dal punto di vista della mobilità; infatti, se non si interviene tempestivamente e adeguatamente con l’opportuna terapia antiinfiammatoria e analgesica, il paziente manifesterà una mobilità sempre più ridotta fino al punto di subirne le conseguenze anche sul piano della vita sociale.


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Ai fini di una corretta impostazione della terapia farmacologica del dolore artrosico appare sempre più importante eseguire una diagnosi completa e corretta della patologia artrosica che deve partire dal colloquio con il paziente, da una corretta anamnesi e che non deve mai escludere un esame obiettivo dell’articolazione, dei segni clinici e dei sintomi riferiti, e che in alcuni casi richiede l’accertamento di alcuni parametri biologici come la VES, la PCR e l’esame del liquido sinoviale. Gli accertamenti radiografici (RMN, TAC, e indagini ultrasuonografiche) risultano di fondamentale importanza per stabilire il grado di degenerazione dell’articolazione e lo stadio dell’artrosi e la presenza o meno di infiammazione.
La principale sintomatologia accusata dal paziente è rappresentata da una serie di manifestazioni delle quali le più importanti e limitanti la qualità di vita del paziente sono il dolore, la rigidità mattutina e la limitazione funzionale prevalentemente antalgica. Per tale condizione sintomatologica è ormai consolidato l’utilizzo di FANS tradizionali o cox-2-inibitori allo scopo di ridurre il dolore, l’infiammazione e recuperare la funzionalità articolare compromessa.
Tuttavia, poiché spesso tale terapia viene prescritta per lunghi periodi, in base alla gravità della manifestazione artrosica, appare evidente come la scelta del farmaco da utilizzare rappresenti un elemento determinante.
Il farmaco, oltre che essere efficace dovrà pertanto essere anche ben tollerato nel lungo periodo, così da assicurare una elevata adesione terapeutica a garanzia del successo terapeutico stesso.
Attualmente la tendenza medica è di utilizzare protocolli sul controllo del dolore rivalutando tutti i farmaci antinfiammatori proprio alla luce di quanto emerso per i nuovi recenti COX-2 inbitori e ponendo particolare attenzione in caso di trattamenti farmacologici prolungati nel tempo.
Proprio grazie a questa rivalutazione, è emersa la validità terapeutica nel breve e lungo periodo, anche in termini di adesione alla terapia, del meloxicam, un farmaco antiinfiammatorio capostipite della classe dei COX-2-inibitori, il quale sembra avere un più equilibrato rapporto di selettività cox-1/cox-2 rispetto agli altri COX-2 altamente selettivi, quali celecoxib, etoricoxib e valdecoxib, per i quali la così elevata selettività ha comportato gravi effetti collaterali soprattutto a livello del distretto cardiovascolare.
Dall’analisi della letteratura internazionale sono emersi alcuni studi che confermano l’efficacia e la sicurezza nel tempo del trattamento osteoartrosico attuato con meloxicam che assicura una elevata percentuale di successi terapeutici e di adesione alla terapia.
In uno studio multicentrico, randomizzato, a gruppi paralleli, in aperto della durata di 6 mesi, oltre 1.300 pazienti affetti da osteoartrosi al ginocchio, all’anca, alle mani o alla colonna vertebrale sono stati randomizzati e trattati o con meloxicam o altri FANS allo scopo di verificare la percentuale di successo terapeutico ottenuto con i farmaci utilizzati nello studio.
La valutazione dell’efficacia e dell’adesione ai trattamenti è stata effettuata con punteggio sintomatologico WOMAC e con questionario relativo agli effetti collaterali gastrointestinali.
Dai risultati dello studio emerge una significativa maggiore riduzione del punteggio WOMAC nei pazienti in trattamento con meloxicam rispetto agli altri farmaci utilizzati, evidenza di un migliore recupero funzionale e di un maggiore sollievo dal dolore. (Fig. 1) Inoltre, è stata osservata una maggiore percentuale di successi terapeutici, intesi come permanenza in trattamento con soddisfazione del paziente per tutta la durata dello studio, nel gruppo in trattamento con meloxicam rispetto al gruppo in terapia con altri FANS o COXIB. (Fig. 2)
Infine, nel gruppo in terapia con meloxicam è stato riscontrato un minore numero di interruzioni del trattamento dovuto ad eventi avversi correlati rispetto ai farmaci di confronto. (Fig. 3)
Una ulteriore conferma della capacità di meloxicam di assicurare una elevata adesione alla terapia deriva da uno studio di ampie dimensioni, prospettico, osservazionale, di coorte, della durata di 3 mesi. Lo studio, realizzato per valutare il grado di adesione alla terapia, è stato condotto su 13.307 pazienti affetti da artropatie reumatiche trattati con meloxicam al dosaggio di 7,5 mg e 15 mg (rispettivamente 65% e 33% dei pazienti arruolati). Una percentuale significativa di pazienti era ad alto rischio in quanto presentava, nel 12% dei casi, una storia pregressa di PUB (perforazione, ulcere e sanguinamento gastro-intestinale), nel 24% almeno una patologia cardiovascolare concomitante e nel 26% una terapia antipertensiva in atto. Il 58% dei pazienti aveva assunto altri FANS prima del meloxicam e di questi il 43% non era rimasto soddisfatto del trattamento ricevuto per efficacia limitata.



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I risultati emersi da questo studio hanno permesso agli Autori di confermare che meloxicam è caratterizzato da una efficacia e da una tollerabilità valutate come buone o molto buone rispettivamente nell’85% e nel 94% dei pazienti, con un miglioramento della qualità di vita nella maggior parte dei pazienti; per questi motivi, al termine dello studio, ben il 92,3% dei pazienti ha completato il trattamento con meloxicam (Fig. 4), confermando, inequivocabilmente, il suo ottimo profilo di efficacia e tollerabilità.
Conferme dell’efficacia meloxicam nel miglioramento della sintomatologia dolorosa artrosica scaturiscono anche da un altro studio in doppio cieco, randomizzato, della durata di 42 giorni, condotto per confrontare l’efficacia di meloxicam 15 mg con diclofenac 100 mg nel trattamento dell’osteoartrosi del ginocchio in 258 pazienti, in cui meloxicam ha dimostrato una superiore efficacia antalgica rispetto a diclofenac nella riduzione del dolore al movimento. (Fig. 5)
Questo quadro di buona efficacia e tollerabilità del meloxicam emerso dagli studi analizzati va completato analizzando due elementi altrettanto significativi e riguardanti due aspetti che occorre tenere in debita considerazione nel momento in cui si deve decidere quale terapia antinfiammatoria prescrivere al paziente artrosico.
Il primo aspetto significativo emerge da uno studio in vitro su cartilagini prelevate da pazienti affetti da gonartrosi di grado moderato e severo.

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Evidenze scientifiche dimostrano che i FANS, oltre all’attività antiinfiammatoria ed antalgica, possono in alcuni casi esplicare un effetto tossico sul metabolismo della cartilagine articolare. Poiché ogni riduzione della concentrazione cartilaginea di proteoglicani e ialuronato, come avviene in corso di osteoartrosi, compromette le proprietà funzionali della cartilagine stessa, un tale effetto esplicato dai FANS risulta dannoso per la cartilagine e ne compromette la funzionalità aggravandone il quadro artrosico. Sulla base di queste evidenze, ben si può comprendere l’importanza della scelta di un farmaco che non alteri il metabolismo della cartilagine artrosica. Scopo di questo studio è stato, quindi, quello di valutare l’effetto di diclofenac e meloxicam sul metabolismo del liquido sinoviale, osservando in particolare l’attività dei due farmaci sulla sintesi di proteoglicani e ialuronato.
Dopo avere effettuato l’analisi istologica e istochimica dei tessuti cartilaginei espiantati, che evidenziava una riduzione di proteoglicani e ialuronato che comprometteva la funzionalità articolare, il tessuto cartilagineo espiantato è stato trattato per ricevere in coltura il trattamento farmacologico con meloxicam e diclofenac a varie concentrazioni.
Dall’analisi dei risultati è emerso che meloxicam non esplica una attività condrolesiva quando raggiunge la cartilagine articolare; in particolare, è stato osservato che meloxicam, a dosaggi terapeutici, a differenza di diclofenac, ha un effetto protettivo sul metabolismo della cartilagine stimolando la sintesi di proteoglicani e di ialuronato endogeno nella cartilagine articolare osteoartrosica. (Fig. 6)
Il secondo aspetto importante è relativo alla tollerabilità gastrointestinale e cardiorenale di meloxicam.
Da una metanalisi di 19 studi clinici randomizzati che valutavano, oltre all’efficacia, anche la tollerabilità gastrointestinale di una serie di FANS in pazienti osteoartrosici, è emerso che su 2.925 pazienti il meloxicam è risultato essere l’antiinfiammatorio con il migliore profilo di tollerabilità gastrointestinale. (Fig. 7)
Le conferme relative alla superiore tollerabilità cardiorenale di meloxicam nei confronti dei FANS classici quali diclofenac, naprossene e piroxicam, deriva, invece,da una metanalisi di 35 studi controllati sulla tollerabilità cardiorenale di questi farmaci: dalla valutazione di oltre 27.000 pazienti affetti da patologie osteoartrosiche e articolari e trattati per almeno 3 settimane con MOBIC o altri FANS, meloxicam ha mostrato un più favorevole profilo di tollerabilità cardiorenale espresso come indice di rischio di eventi avversi (incidenza per 100 anni/paziente). (Fig. 8)
In conclusione, dai risultati clinici riportati nell’ampia letteratura internazionale sul meloxicam, emerge un profilo della molecola caratterizzato da una serie di vantaggi, quali l’efficacia, la buona tollerabilità sia gastrointestinale che cardiorenale e il rispetto del metabolismo della cartilagine articolare, che assicurano una significativa percentuale di successi terapeutici con conseguente elevata adesione del paziente alla terapia con meloxicam, a tutto vantaggio del recupero della funzionalità articolare e del miglioramento della qualità di vita del paziente artrosico.

Bibliografia essenziale
- Blot L et al., British Journal of Pharmacology, 2000; 131: 1413-1421.
- Dougados M et al., Rheumatology (Oxford), 1999; 38(3): 235-44.
- Gagner P et al., EULAR 2001 Prague, Czech Republic 13-16 June 2001: Abstract SAT0087.
- Goei The HS et al., Osteoarthritis Cartilage, 1997; 5(4): 283-8.
- Shi W et al., Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi, 2003; 24(11): 1044-8.
- Singh G et al., EULAR 2001 Prague, Czech Republic 13-16 June 2001: Abstract THU0258.
- Zeidler H et al., J Clin Rheumatol,2002; 8: 305-315.

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