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Tendinite cronica del tibiale posteriore negli sportivi: terapia fisica in confronto
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Anno 9 - Numero 1 - 2009
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale

Tendinite cronica del tibiale posteriore negli sportivi: terapia fisica in confronto al trattamento con un nuovo integratore di micronutrienti essenziali

Umberto Zoppi
Specialista in Ortopedia e Traumatologia e Medicina Fisica e Riabilitazione, Giulianova (TE)

Introduzione
Negli ultimi anni, la popolazione che si dedica alla attività sportiva è andata sempre più aumentando; il numero di persone, uomini e donne, giovani o anziani, che iniziano o continuano una attività sportiva con regolarità sembra confermare la maggiore attenzione dedicata dai mass media e dalla classe medica all’importanza di una regolare attività fisica sul benessere dell’organismo in generale.
Tuttavia, al crescere del numero degli sportivi è anche corrisposto un incremento di casi di manifestazioni traumatiche o degenerative a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, tanto che il medico di famiglia e gli specialisti si trovano ad affrontare con maggiore frequenza contusioni, distorsioni o, nei casi per fortuna più rari, fratture.
Sempre più frequenti sono anche i casi di tendinopatie croniche e degenerative correlabili a sovraccarichi funzionali di maggiore riscontro in particolare negli sportivi amatoriali. È quindi importante istruire lo sportivo amatoriale su quelli che sono i segni e i sintomi che possono far sospettare di essere a rischio di lesioni tendinee o legamentose; ad esempio, una sensazione di stanchezza o di fastidio a livello muscolare o articolare, potrebbe indicare la necessità di sospendere l’attività o l’allenamento per qualche giorno, ovvero di “alleggerire” il carico di lavoro su quel particolare comparto muscolare o articolare.
Il primo segno di una compromissione tendinea (o tendinite) è la sensazione di fastidio, seguita da dolore che si accentua nello svolgimento dell’attività fisica; è probabile che il dolore si manifesti anche al risposo, soprattutto al mattino o che si accentui particolarmente sotto la pressione delle dita. Se si dovessero trascurare questi sintomi, il danno tendineo potrebbe aggravarsi:, la guaina e/o la borsa tendinee si potrebbero infiammare (peritendinite e/o borsite) con conseguente aggravamento della situazione e aumento dei tempi di recupero funzionale. In questi casi è d’obbligo interrompere l’attività fisica. Ricordando che le tendinopatie dello sportivo sono, quasi sempre, dovute a sovraccarichi funzionali, si possono comunque ricondurre a varie cause che associate tra loro, possono contribuire all’aumento della gravità della tendinite, come la scarsa o la eccessiva preparazione atletica, l’eccessivo o l’intenso allenamento, gli squilibri o l’ipotonia muscolare, il sovrappeso, i problemi posturali e le dismetrie degli arti inferiori, una gestualità atletica scomposta, la mancanza di elasticità muscolare, ecc. Il trattamento delle patologie tendinee si basa essenzialmente sulla classificazione diagnostica della patologia che avviene con l’esame obiettivo e l’ecografia. Una delle classificazioni più utilizzata pone l’attenzione sull’evoluzione clinica del problema e prevede una suddivisione della gravità della patologia in quattro stadi (Tabella 1).
Di conseguenza in tutte le tendinopatie di stadio I-III, il trattamento è di tipo farmacologico o conservativo, mentre in quelle di stadio IV, cioè in presenza di rottura del tendine, quando possibile, viene attuato il trattamento chirurgico per via artroscopica o “a cielo aperto”.
Tra le varie tipologie di tendinite, la tendinite cronica del tendine tibiale posteriore rappresenta una patologia particolarmente dolorosa che colpisce prevalentemente le donne e gli sportivi e che è favorita dal gesto tecnico specifico e dall’overuse. La diagnosi si esegue attraverso un attento esame obiettivo con valutazione della tumefazione, del dolore sul decorso del tendine tibiale, del dolore in inversione ed eversione attiva della sottoastragalica contro resistenza e del dolore od incapacità a sollevarsi sulle punte; nei casi che all’esame obiettivo risultano gravi e molto dolenti è utile ricorrere alla diagnosi strumentale con ecografia e RMN.
Nelle tendinopatie di stadio I-III, l’approccio terapeutico è rappresentato, a seconda dei casi, dal riposo, dalla terapia fisica, riabilitativa e ortesica, dall’impiego di farmaci per via topica o sistemica; inoltre, recenti studi confermano l’utilità dell’utilizzo di micronutrienti essenziali in contemporanea a una o tutti gli approcci citati. Tra i micronutrienti necessari al buon funzionamento del tendine e nelle sue fasi riparative, sono stati identificati quelli ritenuti essenziali: metil-sulfonil-metano, ornitina-alfa-chetoglutarato, lisina, condroitin-solfato, glucosamina, vitamina C, vitamina E e biotina.
Il Metil-Sulfonil-Metano (MSM) è uno dei principali donatori di solfati naturali organici presente in natura ed è indispensabile per una efficiente omeostasi tendinea, in particolare durante l’accrescimento e l’invecchiamento. L’ornitina-alfa-cheto­gluta­rato (o alfa-chetoglutarato di ornitina) è un aminoacido non essenziale che blocca la fase catabolica indotta dalla lesione tendinea, antagonizza i processi flogistici e promuove la fase anabolica riparativa intervenendo nella sintesi del collagene. La lisina è un aminoacido essenziale necessario per la crescita ed interviene attivamente anche nella sintesi di alcune proteine essenziali per il tendine. La glucosamina e la condroitina solfato agiscono in sinergia durante i processi riparativi e possiedono la capacità di potenziare i loro effetti in associazione: mentre il condroitin-solfato interviene all’inizio della fase riparativa, la glucosamina regola le fasi finali e la stabilizzazione della componente fibrillare. L'acido ascorbico, o vitamina C, influenza il metabolismo del tessuto connettivo in quanto svolge un’azione antiinfiammatoria e antiossidante anche grazie alla sinergia con la vitamina E la cui funzione principale è quella antiossidante per il mantenimento dell'integrità della membrana cellulare. La biotina, infine, svolge un ruolo essenziale nel mantenimento dell’omeostasi metabolica tendinea. In questo lavoro viene presentata una esperienza nel trattamento della tendinite cronica del tibiale posteriore, dovuta a microtraumi o traumi acuti provocati da eccessivo o intensivo allenamento, in 40 soggetti sportivi amatoriali con tendinite cronica.



Obiettivo dello studio
L’obiettivo dello studio è stato di valutare l’effetto di due approcci di trattamento, il primo costituito da terapia conservativo rappresentata da terapia fisica, riabilitativa e ortesica, e il secondo con il medesimo approccio conservativo ma con l’aggiunta di un trattamento suppletivo con un nuovo integratore (Ligatender) specificamente studiato per la riparazione tendinea in quanto contenente i micronutrienti riconosciuti dalla letteratura come essenziali per prevenire, mitigare e trattare i danni tendinei provocati dall’attività muscolare.

Materiali e metodi
Sono stati arruolati 40 soggetti sportivi amatoriali affetti da tendinite cronica del tibiale posteriore di stadio II, randomizzati in due gruppi omogenei di 20 pazienti ciascuno: Gruppo T, n. 20 pazienti in trattamento con la sola terapia conservativa e Gruppo N, n. 20 pazienti trattati con terapia conservativa e con un nuovo integratore di micronutrienti alla posologia giornaliera di 2 bustine (Ligatender). La durata dello studio è stata di 50 giorni e per la valutazione dei risultati è stata utilizzata la scala VAS (0-10 cm) per la sintomatologia dolorosa e una scala per la valutazione del tempo di ripresa dell’attività sportiva che prevedeva il seguente punteggio: 1=ottimo; 2=buono; 3=mediocre; 4=pessimo, dove “ottimo” era la completa ripresa sportiva e “pessimo” il mancato beneficio del trattamento.

Risultati
Nelle figure A e B sono riportati i risultati dei due trattamenti rispettivamente per la sintomatologia dolorosa e per la ripresa dell’attività sportiva, da cui si può evincere come si sia ottenuta una maggiore riduzione della sintomatologia dolorosa nei pazienti del Gruppo N rispetto a quelli del Gruppo T (Fig. A); inoltre, la percentuale dei pazienti con ripresa buona e ottima è risultata significativamente più elevata nel Gruppo N rispetto al gruppo di confronto (Fig B).





Discussione
La tendinite cronica del tendine tibiale posteriore è una affezione molto dolorosa il cui quadro comune è caratterizzato da una semplice tenosinovite che, col progredire delle lesioni, nei casi più gravi può andare incontro alla rottura parziale o completa del tendine.
L’insufficienza del tendine tibiale posteriore è la causa più frequente di piede piatto acquisito nell’adulto. Il trattamento iniziale dei pazienti, in qualsiasi stadio, dovrebbe essere incruento, ricorrendo all’immobilizzazione, alla terapia con antinfiammatori ed eventualmente a un’ortesi.
I tendini sono robuste strutture fibrose formati da una sostanza molto resistente chiamata collagene e da una più elastica detta elastina. Il continuo processo di rinnovamento cellulare permette ai tendini di adattarsi gradualmente ai carichi di lavoro sia che questi aumentino (irrobustimento) sia che questi diminuiscano (indebolimento). Tuttavia questo processo è abbastanza lento, e in ogni caso di gran lunga inferiore rispetto a quello muscolare. I tendini, infatti sono strutture scarsamente vascolarizzate con un consumo di ossigeno piuttosto ridotto. Per questo motivo la loro rigenerazione è alquanto lenta. Nei casi di overuse, microtraumi ripetuti, o eccessivo carico la lesione è causata dalla ripetizione ciclica di piccole sollecitazioni, la cui frequenza supera la velocità di riparazione cellulare del tendine. Si assiste così ad una progressiva perdita di efficienza del tendine, lesione e infiammazione che insieme provocano dolore ed irrigidimento compromettendo la funzionalità articolare e favorendo degradazioni cartilaginee a livello locale (soprattutto in presenza di sovrappeso). Recentemente è stato osservato che l’apporto di micronutrienti ad azione antiossidante, e antiinfiammatoria sembrerebbero in grado di agire sul tessuto connettivo tendineo favorendone la riparazione con benefici in termini di minori tempi di recupero funzionale, sollievo dal dolore e mantenimento della omeostati tendinea.
Nella casistica dello studio, i soggetti presentavano una tendinite cronica di stadio II per la quale è stato instaurata una terapia conservativa associata ad una supplementazione con micronutrienti che in varie pubblicazioni sono risultati utili nel favorire e accelerare il processo di riparazione tendineo. Come è possibile osservare dai risultati ottenuti, la supplementazione dei micronutrienti essenziali, metil-sulfonil-metano, ornitina-alfa-chetoglu­tarato, lisina, condroitin-solfato, glucosamina, vitamina C, vitamina E e biotina, ha consentito di ottenere un miglioramento della efficacia del trattamento conservativo in termini di maggiore riduzione del dolore e, soprattutto, di minor tempo necessario alla ripresa dell’attività sportiva.

Conclusioni
I risultati dello studio permettono quindi di concludere che il nuovo integratore (Ligatender) migliora la risposta dei pazienti alla terapia conservativa della tendinite cronica del tibiale posteriore consentendo di raggiungere l’importante obiettivo terapeutico rappresentato dalla più rapida ripresa dell’attività sportiva rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia conservativa. ■

Bibliografia
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3) Gonzalez Santander R et al., Effects “in situ” vitamin E on fibroblast differentiation and on collagen fibril development in the regenerating tendon. Int J Dev Biol. 1996; Suppl 1: 181S-182S.
4) Guelfi M, Una nuova opportunità terapeutica nella patologia da sovraccarico funzionale del ginocchio. Il Medico Sportivo 2007; 2: 25.
5) Johnson KA et al., Tibialis posterior tendon dysfunction. Clin Orthop 1989; 239: 196-206.
6) Kulig K et al., Nonsurgical management of posterior tibial tendon dysfunction with orthoses and resistive exercise: a randomized controlled trial. Phys Ther. 2009; 89(1): 26-37.
7) Pacheco-Alvarez D et al., Biotin in Metabolism and Its Relationship to Human DiseaseArch Med Res.2002; 33 (5): 439-47.
8) Russel JE et al., Ascorbic acid requirement for optimal flexor tendon repair in vitro. J Orthop res 1191; 9 (5): 714-719
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