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Studio multicentrico italiano sull’impiego di Hyalograft® C, la prima cartilagine
ingegnerizzata utilizzata nel trattamento delle lesioni cartilaginee
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Anno 5 - Numero 3 - 2005
IL MEDICO SPORTIVO
Periodico di aggiornamento scientifico e
professionale


STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO SULL’IMPIEGO
DI HYALOGRAFT® C, LA PRIMA CARTILAGINE INGEGNERIZZATA
UTILIZZATA NEL TRATTAMENTO DELLE LESIONI CARTILAGINEE

Marcacci M, Berruto M, Brocchetta D, Delcogliano A, Ghinelli D, Gobbi A, Kon E, Pederzini L, Rosa D, Sacchetti GL, Stefani G, Zanasi S
Articular Cartilage Engineering with Hyalograft® C: 3-Year Clinical Results. Clin Orthop (2005) 435: 96-105

Sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Clinical Orthopaedics and Related Research (CORR) i risultati clinici a medio termine di uno studio osservazionale multicentrico italiano sul trattamento di lesioni cartilaginee con Hyalograft® C, innovativo approccio terapeutico basato sull’uso di condrociti autologhi coltivati su una matrice tridimensionale a base di acido ialuronico (HYAFF): la prima cartilagine ingegnerizzata utilizzata nella normale pratica clinica.

Il danno della cartilagine articolare è diventato uno dei problemi clinici ortopedici di maggior attualità, ampiamente dibattuto negli ultimi anni, a causa della sua incidenza in continua crescita, in particolare nel mondo industrializzato, dovuto all’aumento della popolazione che pratica sport e a uno stile di vita più attivo. A causa delle caratteristiche stesse della cartilagine articolare, le possibilità di una riparazione intrinseca del tessuto sono molto limitate, e diversi approcci sono utilizzati con l’obiettivo di ridurre i sintomi e ottenere, nel sito della lesione, un tessuto di riparazione. I risultati però sono discordanti e la fibrocartilagine che si ottiene, non possedendo le qualità meccaniche e funzionali della cartilagine ialina originale, non offre garanzie di durata nel tempo.
Recentemente, lo sviluppo di tecniche innovative per il trattamento delle lesioni della cartilagine articolare, basato sul concetto di medicina rigenerativa, impiegando condrociti autologhi coltivati in-vitro e re-impiantati nel paziente, ha portato alla ribalta l’argomento del danno condrale, mettendolo al centro delle discussioni in tutti i più importanti congressi in campo ortopedico. La tecnica originale di Impianto di Condrociti Autologhi (ACI), descritta da Peterson e Brittberg nel 1994 (1) prevede l’innesto dei condrociti autologhi, previamente espansi e coltivati in-vitro, sotto un flap periostale prelevato dalla tibia nello stesso tempo chirurgico. Tale tecnica fornisce una reale possibilità di ottenere una rigenerazione della cartilagine ialina. Tuttavia, nonostante gli ottimi risultati positivi ottenuti anche ad 11 anni dall’innesto sul piano clinico e funzionale (2), questa tecnica è associata ad un’alta incidenza di complicanze, circa il 20-30% riportate in letteratura, correlate all’invasività della procedura chirurgica e alla frequente comparsa di ipertrofia periostale, richiedendo quindi un ulteriore intervento chirurgico di rimozione.
Le tecniche di ingegneria tissutale ad oggi più avanzate prevedono l’utilizzo di Hyalograft® C, innesto ingegnerizzato costituito da condrociti autologhi coltivati su supporto di HYAFF®, un derivato dell’acido ialuronico, componente essenziale della matrice cartilaginea (Fig. 1). Hyalograft® C è disponibile alla comunità ortopedica sin dal 1999 e ad oggi sono stati trattati oltre 4000 pazienti. L’acido ialuronico si è rilevato una molecola ottimale per le strategie di ingegneria tissutale, grazie alle sue molteplici funzioni nell’omeostasi della cartilagine. Attraverso una modifica chimica conservativa è stato possibile ottenere il biomateriale HYAFF®, che può essere processato in matrici tridimensionali totalmente biocompatibili le quali permettono la crescita dei condrociti al loro interno e l’espressione del loro fenotipo caratteristico di tipo ialino.
Il trattamento con Hyalograft® C si è dimostrato sicuro ed efficace nel medio termine, come dimostrano i risultati clinici dello studio osservazionale multicentrico recentemente pubblicati su CORR, prestigiosa rivista ortopedica americana che vanta numerosi articoli di rilievo sull’utilizzo di condrociti autologhi, compresi i lavori più importanti del Prof. Lars Peterson, pioniere della tecnica classica ACI. Questo studio è in corso presso 11 centri ortopedici distribuiti sul territorio nazionale, e si propone di valutare, su un ampio numero di pazienti trattati consecutivamente, i risultati a lungo termine con l’utilizzo di Hyalograft® C.

Figura 1. Hyalograft® C, innesto autologo costituito da condrociti coltivati su scaffold tridimensionale di HYAFF 11

Figura 2. Alla valutazione obiettiva, effettuata su 46 pazienti, il 95,7% delle ginocchia erano normali o quasi normali (esame del ginocchio secondo punteggio IKDC)

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Figura 3. Dopo 3 anni dall’innesto i risultati clinici si sono rivelati superiori rispetto a quelli ottenuti a 17 mesi, raggiungendo un punteggio comparabile a quello di una popolazione normale di riferimento. (§§= p<0.005; ***= p< 0.0001)

 

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L’articolo pubblicato su CORR riporta i risultati relativi a 192 pazienti, popolazione sulla quale sono state determinate le caratteristiche basali delle lesioni e la “safety”. Si trattava di 123 maschi e 69 femmine, con un’età media di 37,6 anni. In 57 soggetti la lesione condrale era stata causata da traumi; 17 invece presentavano osteocondrite dissecante. Nei restanti casi i pazienti mostravano lesioni che erano state definite microtraumatiche e/o degenerative, in quanto non era stato possibile risalire a un evento traumatico specifico, ed erano spesso associate a instabilità o malallineamenti, che tuttavia erano state corrette prima o contestualmente all’innesto di Hyalograft® C. Quarantotto soggetti, corrispondenti al 43.7% della popolazione inclusa, avevano subito in precedenza (al ginocchio interessato dalla lesione) interventi di vario genere, incluse chirurgie al menisco e/o al legamento e osteotomie correttive. Di notevole interesse il fatto che in 63 pazienti, ovvero quasi il 33% della popolazione totale, le lesioni condrali erano state trattate in precedenza con tecniche convenzionali per tentarne la riparazione, incluso il debridement e metodi di stimolazione midollare quali la microfrattura.
L’esito del trattamento è stato valutato sulla popolazione dei 141 pazienti che al momento dell’analisi avevano avuto un controllo di follow-up di almeno 2 anni dall’innesto, tempo minimo richiesto per poter valutare correttamente gli effetti di un trattamento per la riparazione della cartilagine.
Il punteggio ottenuto con la scala di valutazione soggettiva IKDC (internationall Knee Documentation Committee) è passato da una media di 39.3 punti prima dell’intervento a 71.9 punti (su un massimo di 100) a 3 anni dall’innesto, indicando un miglioramento significativo nei sintomi e nella funzionalità del ginocchio, e nel livello di attività dei pazienti. Risultati più che eccellenti sono stati ottenuti nel trattamento delle lesioni traumatiche e da osteocondrite dissecante, con punteggi medi superiori a 80, ma anche pazienti con lesioni microtraumatiche sono migliorati in modo significativo. Globalmente, sono migliorati il 91.5% dei pazienti controllati dopo 2 anni. Ugualmente migliorata è risultata essere la qualità della vita, valutata utilizzando il questionario EQ-5D messo a punto dal gruppo internazionale EuroQol. In particolare sono stati osservati una riduzione significativa del dolore e un aumento significativo della mobilità. I parametri di qualità della vita sono risultati essi stessi comparabili con quelli di una popolazione di riferimento normale (3). La valutazione obiettiva delle ginocchia trattate ha rilevato un grado funzionale normale o quasi normale nel 95.7% dei casi (Fig. 2). Questi risultati globalmente evidenziano come le condizioni dei pazienti, sia specificamente legate al ginocchio che in generale alla qualità di vita, dopo almeno due anni dall’innesto abbiano raggiunto livelli di normalità; tali dati sono tanto più rilevanti quando si considerino le condizioni iniziali dei pazienti, che in oltre il 95% dei casi erano molto o del tutto impossibilitati nell’impiego dell’ articolazione danneggiata, e nel 33% avevano subito in precedenza interventi chirurgici non risolutivi per il danno cartilagineo.
Di rilievo il fatto che la dimensione della lesione non è risultata un fattore determinante sull’esito del trattamento, indicando che Hyalograft® C può essere efficacemente utilizzato anche in lesioni molto grandi, superiori ai 4 cm2, per le quali le tecniche convenzionali di stimolazione midollare non sono indicate.

Fig. 4. L’ analisi istologica di un campione bioptico di 2°-look evidenzia la tipica formazione di cartilagine ialina. A) Estesa deposizione di proteoglicani evidenziati con Safranina-O; B) La colorazione immunoistochimica evidenzia una diffusa distribuzione di collagene II attraverso tutta la matrice extracellulare.

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È stato inoltre osservato come i risultati clinici a 3 anni dall’innesto erano significativamente superiori rispetto quelli osservati a un tempo medio di 17 mesi dall’intervento. Si può inoltre aggiungere che i punteggi a 3 anni sono confrontabili con quelli di una popolazione normale di riferimento. (Fig. 3)
Gli autori riportano inoltre i risultati della valutazione artroscopica al second-look, effettuata su un gruppo ridotto di pazienti, rivelando che in 53 casi su 55 il tessuto neoformato era macroscopicamente normale o quasi normale. Particolarmente interessanti infine sono i risultati delle biopsie di controllo, ancorché su un numero di pazienti limitato. Dodici dei 22 campioni istologici analizzati, prelevati dal sito di innesto a distanza media di 15 mesi, indicavano la presenza di cartilagine di tipo ialino, corrispondente al 55% sul totale dei campioni. Tuttavia questa percentuale aumentava fino all’83,3% nei campioni prelevati dai 18 mesi in su, e addirittura al 100% quando erano passati almeno 2 anni dall’innesto. Questi dati confermano che i risultati clinici ottenuti sono stabili nel tempo grazie all’abilità dell’innesto di rimodellarsi e rigenerare cartilagine ialina.
Il trattamento con Hyalograft® C si è rivelato sicuro, con una scarsa incidenza di complicanze. Solo per 4 pazienti sul totale dei 192 valutati sono stati registrati eventi avversi di causa non chiara o possibilmente correlati al trattamento, tra cui febbre moderata post-operatoria in 3 casi. Questo dato viene visto con particolare favore dagli autori, se confrontato con l’alta incidenza di complicanze con la tecnica classica ACI.
Gli autori hanno rilevato un totale di 10 fallimenti dell’innesto di Hyalograft® C all’interno della casistica totale dello studio, la maggior parte dei quali avvenuti però in pazienti trattati per lesioni molto estese o lesioni a specchio con procedure di salvataggio, con l’intento di posticipare il più possibile l’impianto di una protesi. Gli autori pertanto raccomandano di valutare con attenzione i pazienti con questo tipo di lesioni per poter trarre il massimo beneficio dal trattamento con Hyalograft® C.
I risultati di questo lavoro sono rilevanti perché per la prima volta viene analizzata una casistica così ampia sul trattamento con una tecnica di ingegneria tessutale per la riparazione della cartilagine, con follow-up di almeno due anni per ciascun paziente valutato. Inoltre rappresentano i riscontri di ben 11 centri diversi.
I risultati clinici a medio termine ottenuti con Hyalograft® C sono almeno equivalenti a quelli ottenuti con la tecnica ACI classica, e confermano che l’uso di Hyalograft® C effettivamente contribuisce alla rigenerazione tessutale. La differenza più rilevante con la tecnica ACI è rappresentata dal metodo di impianto semplificato. Hyalograft® C è infatti facile da maneggiare e la sua applicazione non richiede l’utilizzo di un flap periostale, può essere effettuata anche in artroscopia, grazie a strumentari appositamente progettati, e, nella maggior parte dei casi, non è necessario alcun sistema di fissazione, in quanto il prodotto aderisce spontaneamente alla base della lesione. In questo modo vengono sostanzialmente ridotti sia il tempo chirurgico per l’innesto sia la morbilità associata all’intervento e i rischi di ipertrofia periostale e adesioni post-chirurgiche.
Gli autori concludono che, sulla base dei risultati ad oggi ottenuti, Hyalograft® C rappresenta un’opzione terapeutica efficace e sicura per il trattamento delle lesioni cartilaginee, inclusa l’osteocondrite dissecante. I risultati che si otterranno a tempi maggiori dall’innesto nel prosieguo dello studio contribuiranno a confermare la stabilità dei risultati nel lungo termine.

Copia del articolo può essere richiesta a:
FAB
Fidia Advanced Biopolymers S.r.l.
Via Ponte della Fabbrica, 3/B
35031 Abano Terme (PD) Italy
telefonando al numero
049 823 21 65
o inviando la richiesta a:
frlana@fidiapharma.it

Bibliografia
1. Brittberg M et al. New Engl J Med 331:889-895, 1994
2. Peterson L et al. Am J Sports Med 30: 2-12, 2002
2. Roset M et al. Quality of Life Research 8: 539-549, 1999

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