SESSO,
SESSUALITÀ
E SPORT: PIACERI E DOVERI DELL’ATTIVITÀ FISICA
Mario Ireneo Sturla
Specialista in Medicina Interna, Medicina del Lavoro e Medicina
dello Sport Presidente del Congresso Sesso, Sessualità
e Sport

Credo che ogni evento
congressuale di carattere medico, tragga spunti ed ispirazione
dall’esperienze tecnico scientifiche, nonché
dal vissuto etico-comportamentale ed umano del promotore.
Nel caso specifico, la realizzazione del Congresso Nazionale
della F.M.S.I. “Sesso, sessualità e sport”,
in programma a Pavia - Salice Terme nei giorni 10-11-12
Novembre 2005, nasce da oltre trent’anni di professione
esercitata, in qualità di medico personale e di teams,
di atleti delle più svariate discipline, etnie, culture.
È opinione comune che il Medico e, nella fattispecie,
lo Specialista in Medicina dello Sport, risulti essere il
confidente o addirittura il “confessore” dell’atleta.
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Posso testimoniare che il rapporto, non solo professionale,
ma umano, che si instaura con il rispetto dei reciproci
ruoli, costituisce baluardo di solidità tale da divenire
punto di riferimento per tutta una vita. I beni preziosi
ed inconfutabili della scienza e coscienza, che ogni sanitario
dovrebbe possedere, con il supporto delle piccole –
grandi cose che fanno la differenza (ad es: la conoscenza
delle lingue) sono gli ingredienti indispensabili per rafforzare
un sodalizio.
Nei giorni che precedono una gara olimpica, un campionato
del mondo di pugilato a Las Vegas, una “Parigi-Dakkar”
e così pure una gara a tappe quale il giro d’Italia
o il Tour de France, l’atleta avverte il bisogno,
pur nella concentrazione assoluta dell’evento agonistico,
di scaricare la tensione, parlando con il proprio medico
dei più svariati argomenti. Una mia abitudine, perpetrata
con atleti di discipline singole o di squadra, è
quella di dedicare tempo alla trattazione di tematiche inerenti
la Medicina dello Sport. Di volta in volta, a seconda delle
richieste degli interessati, si discorre di metodologia
di allenamento, biomeccanica e bioenergetica, sovraccarico
ergonomico, infortunistica, dietetica e nutrizione, ovviamente
rapportando il tenore dell’eloquio agli interlocutori.
Parafrasando Goethe, sono convinto che per “applicare”
bisogna prima conoscere. Ricordo che durante il giro d’Italia
del 1987, in qualità di Medico della gloriosa squadra
“Atala-Campagnolo” diretta da Franco Cribiori,
in cui militavano grandi campioni come Gianni Bugno, Silvio
Martinello ora apprezzato commentatore televisivo, Urs Freuler,
decisi di proporre una serata indirizzata al “sesso”
visto in ottica scientifica. La sorte volle che nell’albergo
che ci ospitava fossero collocate altre cinque squadre di
ciclisti professionisti. Il passaparola fece sì che
il salone dell’hotel fosse gremito non solo di tutti
i corridori ma anche di tecnici, giornalisti, massaggiatori,
meccanici.
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La mia esposizione provocò una raffica di domande,
curiosità, riflessioni che tenne attanagliati gli
astanti fin dopo la mezzanotte (all’epoca non esistevano
i telefonini!!!). In seguito atleti di altre squadre mi
chiesero un colloquio. Mi resi conto che “il problema
“ esisteva nella realtà, poiché nel
mondo del ciclismo uno dei tabù ancestrali era, ed
in molti casi è ancora, legato all’assioma
“astinenza sessuale = miglioramento di prestazione
sportiva”. Da qui una serie di contraddizioni e/o
di incomprensioni . L’atleta per antonomasia è
dotato di una miscellanea di complessità e fragilità.
L’Iron Man delle prime pagine dei giornali sportivi
talora risulta timido, introverso, perfino indifeso se rapportato
alle “grazie muliebri”. Ne consegue la difficoltà
nel gestire i rapporti. In una simile situazione è
d’obbligo l’intervento del Medico dello Sport
che guiderà l’atleta “a conoscersi meglio”,
a valutare i carichi ergonomici ed emodinamici” legati
all’amplesso, individuandone i momenti più
adatti, in una parola a gestire in modo consapevole la propria
sessualità. Potrei citare moltissimi aneddoti, ma
il segreto professionale me lo vieta. Un campione del mondo
di pugilato fondava la sua “vis” sulla morigeratezza
sessuale e allorché una polluzione spontanea turbava
un riposo notturno, l’allenamento della giornata successiva
era caratterizzato da svogliatezza, quasi l’atleta
volesse punirsi per una colpa non commessa. Un altro campione
olimpionico e mondiale preferiva avere un “corpo a
corpo” con la moglie il giorno antecedente la gara
perché così acquistava tranquillità
psico-fisica. Anche le atlete possono vivere momenti di
conflittualità di non facile soluzione. Sono solito
dire che “l’atleta lo si fa in due”: non
è semplice né agevole vivere all’ombra
o al fianco di grandi campioni o campionesse, solo una corretta
e serena apertura mentale, una grande comprensione, un profondo
rispetto, un incondizionato amore consentono di fornire
i supporti necessari per tamponare o superare tanti momenti
critici. D’altronde una partner o un partner “ideale”
costituiscono il segreto di qualsiasi successo. Dalle riflessioni
espresse è scaturita la mia idea per questo Congresso
che mi auguro possa fornire, considerata la caratura dei
relatori, una linea guida per tanti addetti ai lavori.

Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a:
Dynamicom srl - via San Gregorio, 12
20124 Milano
Tel. 02.89693752
fax 02.201176
E-mail:
tiziana.vola@dynamicommunications.it
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